Il Gip: «La dirigente Tosini partecipava alla videoconferenza sulla discarica di Roccasecca dalla casa di Lozza»

La discarica di Roccasecca
di Pierfederico Pernarella
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Mercoledì 17 Marzo 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 12:12

Discariche e corruzione, agli arresti domiciliari il direttore del settore ambiente della Regione Lazio, Flaminia Tosini, 53 anni, e l’imprenditore Valter Lozza, 74 anni, proprietario con la società Mad della discarica di Roccasecca, a sud della provincia di Frosinone. L’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Annalisa Marzano, è stata eseguita ieri dai carabinieri del Nucleo ambientale che hanno condotto l’inchiesta coordinata dai procuratori aggiunti della Capitale Paolo Ielo e Nunzia D’Elia. Le ipotesi di reato contestate sono concussione, corruzione e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente in concorso.

Sotto accusa è finita l’autorizzazione della nuova discarica di Roma, a Monte Carnevale. Ma secondo gli inquirenti la Tosini si è adoperata per favorire l’imprenditore anche per la sopraelevazione del IV Bacino del sito di Roccasecca.

Per quest’ultimo capo d’imputazione non sono state concesse le misure cautelari, ma i presunti illeciti, secondo il gip, sono parte dello stesso «meccanismo criminoso ben collaudato e pericoloso».

La Tosini, scrive il gip, approfittando del suo ruolo apicale, si è dedicata «anima e corpo, a tessere relazioni e a muovere pedine per favorire Lozza». Per il gip «l’intero dipartimento della Regione Lazio, cruciale per la salvaguardia dell’interesse ambientale del territorio laziale, è stato totalmente ripiegato sugli interessi privati di Lozza». La Tosini, scrive ancora il gip, «compiaciuta dei generosi doni elargiti periodicamente da Lozza (una borsa, un orologio, un bracciale Cartier, orecchini), ha dimostrato di saper superare qualunque ostacolo, amministrativo e/o giudiziario, alle ambizioni economiche e imprenditoriali di Lozza, garantendogli così ingenti guadagni».

E così quando si presenta il problema dell’inquinamento di una falda nella discarica di Roccasecca, la Tosini in una conversazione si vanta di essere riuscita a “dirottare” le determinazioni di una ricercatrice del Cnr e dà consigli su come difendersi dai controlli di Arpa. 

La Tosini offre a Lozza anche la soluzione per giustificare un conferimento aggiuntivo non autorizzato di rifiuti in discarica. E il dirigente s’interessa per favorire l’imprenditore anche sul caso della classificazione dei rifiuti pericolosi, la questione dei “codici a specchio”, oggetto di un’inchiesta dei carabinieri forestali per cui la Procura di Roma di recente ha chiesto il rinvio a giudizio tra gli altri anche di Lozza. 

La dirigente, annota il gip, «quando parla dei problemi di Lozza, ricorre sempre alla prima persona plurale, evidentemente perché coinvolta in prima persona negli affari dell’amico». In una conversazione la Tosini dice all’imprenditore: «Tu non ti rendi conto di quante cose faccio e disfaccio senza che te lo dico». E poi ancora: «Penso sempre che ti devo proteggere, capito come?». 

La dirigente Tosini arriva persino a scrivere una lettera, per conto dell’imprenditore Valter Lozza, da inviare all’ufficio da lei rappresentato.  L’episodio emerge in una delle intercettazioni e riguarda alcuni accertamenti sulla discarica di Roccasecca. «La collusione è tale che la Tosini - scrive il gip - si propone, e lo fa, di redigere una lettera nell’interesse dell’imprenditore (non si comprende per conto di quale società) indirizzata all’ufficio da lei ricoperto senza fornire troppi dettagli: “Questa lettera, mo te la scrivo io come vorrei che tu me la scrivessi, in modo che anche nell’oggetto non si capisce bene, nessuna la trova, se la perdono”».

Un coinvolgimento che, secondo gli inquirenti, emerge in maniera lampante nel procedimento che nel marzo dello scorso anno, ha portato all’ampliamento del IV bacino della discarica di Roccasecca che era ormai prossimo all’esaurimento. La Regione Lazio aveva autorizzato la soprelevazione di 16 metri, ma la presidenza del Consiglio dei Ministri, intervenuta per dirimere il contenzioso dopo il parere contrario del Ministero dei Beni culturali, lo aveva ridotto a 10 metri. 

La Tosini, sostiene l’accusa, avrebbe invitato il segretario generale e il capo di gabinetto della Regione a intercedere presso la presidenza del Consiglio, per riportare la sopraelevazione a 16 metri (cosa poi avvenuta) ponendo l’accento su questioni non veritiere: l’impasse per la nuova discarica di Roma e l’aumento dei rifiuti a causa dell’emergenza Covid.

«Talmente forte era la comunanza di interessi dei due indagati - conclude il gip - che addirittura la Tosini si collegava con la Presidenza del Consiglio dei Ministri in una video conferenza per affrontare la tematica della discarica di Roccasecca, dalla stessa abitazione del Lozza, il quale così partecipava direttamente a una riunione riservata nella quale si discutevano e si assumevano determinazioni sulle sue discariche».
 

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