Revoca del Sin "Bacino del Fume Sacco", partita la richiesta ufficiale della Regione Lazio

Revoca del Sin "Bacino del Fume Sacco", partita la richiesta ufficiale della Regione Lazio
di Giovanni Del Giaccio
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Domenica 10 Luglio 2022, 07:14 - Ultimo aggiornamento: 07:15

Un annuncio in pompa magna, di fronte alla platea degli industriali del Lazio e alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Un impegno solenne, condito da successive polemiche e dall'appello degli imprenditori a fare presto. Perché non ci siano altri casi come Catalent e perché chi vuole investire abbia certezze.

L'annuncio è quello che il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha fatto il 28 aprile all'assemblea degli industriali, al teatro dell'Opera di Roma.

Vale a dire la richiesta di revoca del Sin, il sito di interesse nazionale che prevede - dato l'inquinamento - una serie di passaggi per le aziende che volessero investire. Anche solo per installare, pensate, strutture per le energie alternative.

Zingaretti era stato chiaro: «Abbiamo avviato un'iniziativa direttamente col presidente del consiglio Draghi, il ministro Cingolani e tutto il governo: la Regione Lazio ha chiesto la sospensione, eccetto le aree ripariali, del decreto di perimetrazione del Sin del bacino Valle del Sacco. Un decreto figlio di errori e illusioni che hanno finito nel tempo per bloccare tutto»

Cosa è successo da allora? Qualcuno - come la sottosegretaria frusinate dei 5Stelle, Ilaria Fontana - ha storto il naso. Altri hanno fatto notare come la Valle del Sacco sia ancora inquinata e tornare indietro rispetto al perimetro non aiuterebbe certo. In tal senso si sono espressi in molti, altri invece - da Unindustria a Federlazio - hanno salutato con favore la netta presa di posizione della Regione Lazio.
Che è andata avanti e ha formalmente richiesto - attraverso la struttura commissariale - la revoca del decreto. Non era né poteva essere un annuncio di facciata quello di Zingaretti, il quale altrimenti rischiava di giocarsi una fetta di credibilità. Così dalla Regione è partita - il 28 giugno - la «Istanza di avvio del procedimento di riperimetrazione del Sin Valle del Sacco».

Ci sono voluti due mesi ma non è stato tempo perduto, perché ci si è confrontati con il Ministero della transizione ecologica che dovrà emettere il provvedimento di revisione. E con le realtà locali, oltre che con gli imprenditori, per affrontare insieme le principali criticità.

Nella lettera del commissario straordinario per la bonifica, Lino Bonsignore: «si chiede l'avvio formale del procedimento di riperimetrazione del Sin Valle del Sacco ai sensi dell'articolo 17 bis del decreto legge 152/2021. Detta richiesta viene avanzata a seguito della necessità di rivalutare la sussistenza dei requisiti ex articolo 252 per tutte le aree attualmente rientranti nel perimetro della Valle del Sacco, anche alla luce delle risultanze delle indagini e delle istruttorie eseguite nell'ambito delle richieste pervenute per le varie autorizzazioni».

Il decreto è quello sul piano nazionale di ripresa e resilienza, le risultanze delle indagini e delle istruttorie sono quelle spiegate dagli imprenditori.

Alle attività comprese nel perimetro del Sin anche per mettere una pensilina - banalizziamo - serve una indagine preliminare, il piano di caratterizzazione, poi deve esserci il confronto con Arpa Lazio e Ministero. Va verificato se c'è contaminante nel terreno o nella falda. Se esiste, deve esserci la bonifica. «Finché parliamo del terreno le aziende sono anche disponibili a intervenire a loro spese - aveva detto all'indomani della dichiarazione di Zingaretti la presidente di Unindustria Frosinone, Miriam Diurni - ma l'inquinamento delle falde è diffuso ovunque, cosa facciamo? Inoltre se la falda risulta inquinata, si blocca anche un intervento che non va a intaccarla. In caso tutto vada bene, comunque, e non ci siano rischi per ambiente e lavoratori, passano due anni».

È proprio analizzando situazioni del genere che si è arrivati a formulare la richiesta. Quanto passerà prima dell'approvazione? Questo è un altro rebus. I tempi della burocrazia - è una lamentela comune - non sono quelli delle imprese.
 

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