La Regione nega assunzione a infermiera perché incinta: «Un aggravio dei costi». Il dietrofront dopo il ricorso

La Regione nega assunzione a infermiera perché incinta: «Un aggravio dei costi». Il dietrofront dopo il ricorso
di Pierfederico Pernarella
2 Minuti di Lettura
Sabato 10 Aprile 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 08:41

Una sopraggiunta gravidanza non può comportare la cancellazione da una graduatoria. È il principio ribadito dal Tar di Latina nel contenzioso avviato da una infermiera della provincia di Frosinone contro la Regione Lazio. L’infermiera, in un concorso indetto dal Sant’Andrea di Roma, si era classificata come idonea non vincitrice. Successivamente l’operatrice sanitaria ha ricevuto una proposta di assunzione con contratto di lavoro a tempo indeterminato.

L’infermiera ha accettato la proposta precisando però di trovarsi in stato di gravidanza.

A quel punto è arrivata la doccia fredda. Dalla Regione le hanno comunicato che non si poteva procedere con l’assunzione perché era incinta.

Questa la motivazione del provvedimento: «L’assunzione in tale situazione emergenziale — tenuto conto che la dottoressa in questione, una volta assunta una volta assunta avrebbe dovuto usufruire dell’astensione obbligatoria prevista per legge - oltre a non rispondere alla ratio delle attuali assunzioni straordinarie, avrebbe determinato un aggravio dei costi del personale per le Aziende del Sistema sanitario regionale».

L’infermiera ha quindi presentato un ricorso chiedendo la sospensione del provvedimento con cui la Regione Lazio le aveva negato l’assunzione. I giudici amministrativi hanno accolto l’istanza cautelare sottolineando che «lo stato di gravidanza non possa comportare la cancellazione dalla graduatoria».

La trattazione nel merito era stata poi rinviata ad altra udienza, ma ne frattempo la Direzione Salute della Regione Lazio, prendendo atto dell’illegittimità del provvedimento, è tornata sui propri passi e ha portato a termine l’assunzione dell’infermiera presso la Asl di Frosinone. La materia del contendere è quindi venuta meno e alla Regione Lazio non è rimasto che farsi carico delle spese legali per 3mila euro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA