Un progetto troppo innovativo,
bocciato il piano della "Saxa Gres"

Un progetto troppo innovativo, bocciato il piano della "Saxa Gres"
di Pierfederico Pernarella
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Agosto 2016, 13:37
Un progetto industriale innovativo, a tal punto innovativo da essere bocciato perché in Italia non esiste ancora una normativa di riferimento, ferma ancora al 1998, in cui poter fare rientrare la start-up.  Hanno il sapore amaro, amarissimo della beffa le motivazioni con cui la Regione Lazio, chiamata ad esprimersi sulla valutazione d’impatto ambientale, ha “bocciato” il progetto della “ Saxa Gres”, società italo-inglese che intendeva riattivare lo stabilimento dell’ex Marazzi di Anagni per realizzare un impianto per produrre ceramiche con le ceneri dei termovalorizzatori. La procedura per la riattivazione dell’impianto, dopo il fallimento dell’Area Industria Ceramiche, era costata un confronto lungo e complesso con il tribunale, ma anche questo ostacolo era stato superato. Anche le risorse finanziarie erano state trovate, attraverso un sistema, anche questo innovativo.  
La “ Saxa Gres” è una società per azioni partecipata al 100 per cento da una holding inglese di proprietà dell’imprenditore banchiere Daniele Bartoccioni Menconi, già dirigente di JP Morgan e Merrill Lynch. E per raccogliere fondi necessari a portare avanti l’investimento “ Saxa Gres” aveva emesso minibond quotati in borsa ed acquistati da investitori istituzionali inglesi, americani, ma anche da professionisti ed imprenditori italiani. Tra acquisizioni e investimenti produttivi era previsto uno stanziamento di oltre 15 milioni di euro e il riassorbimento di 94 lavoratori. Insomma, tutto sembrava andare per il verso giusto. Mancava soltanto l’ok della Regione Lazio. Che non è arrivato.
La ragione è la seguente: «L’attività di recupero nelle forme proposte, preso atto delle caratteristiche positive comunque insite nella proposta progettuale valutata e sopra richiamate, allo stato attuale non può essere realizzata secondo la vigente normativa di riferimento, in quanto l’utilizzo delle ceneri non pericolose è previsto solo nell’ambito produttivo dei cementifici mentre per le ceneri di natura pericolosa non esiste alcuna specifica norma».
Per cui «la valutazione non può avere ulteriore corso».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA