Provincia, rebus deleghe e frizioni: la partita è sul campo politico. Banco di prova per Di Stefano

Provincia, rebus deleghe e frizioni: la partita è sul campo politico. Banco di prova per Di Stefano
di Stefano De Angelis
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Domenica 26 Marzo 2023, 11:45 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 11:59


Non è più una partita legata soltanto all'assetto amministrativo. La composizione della squadra di governo del presidente della Provincia sembra ormai diventata una questione prettamente politica. Ancor di più dal momento che il Lazio ha virato a destra.

Dalla vittoria di Di Stefano sono passati più di tre mesi. Era il 18 dicembre quando ha trionfato appoggiato dall'area Pd di De Angelis, da Gianluca Quadrini (gruppo misto, ora in FI) e da civici. Poi l'intesa programmatica con la Lega. Da allora è stato ipotizzato un primo scenario di maggioranza e di deleghe: due al Pd (Pittiglio e Mosticone) una a FI (Quadrini, divenuto coordinatore dei lavori d'aula), una a Cambone (Polo civico, nominata vicepresidente) e due alla Lega (Amata e Pizzuti).

Uno scacchiere che avrebbe lasciato all'opposizione gli altri dem (Di Pucchio e Ranaldi, vicini all'ala Pompeo), i due di FdI (Ambrosetti e Furtivo) e gli indipendenti Cardinali e Vacana. Ma il dialogo è rimasto aperto, al punto che, dopo le Regionali, era circolata l'opzione bis: dentro anche Vacana e Furtivo, in attesa delle Comunali di Anagni (saranno in corsa Cardinali e Ambrosetti). Un'ipotesi che, alla fine, avrebbe rischiato di non coinvolgere soltanto gli altri due dem.

Poi sono arrivate le richieste della Lega: almeno una delega di prima fascia. A quel punto il Pd ha accelerato per una ricucitura interna. Percorso culminato con la voce della segreteria provinciale: "unità" e "condivisione" sulla linea d'azione. Con un messaggio: il partito è pronto a muoversi come unico blocco e vale un terzo dell'assise.

Il giorno dopo è arrivata la mossa di Quadrini: ha parlato di ruoli e gerarchie, di «perimetro di governo». In pratica ha segnato i confini delle alleanze, vecchie e nuove, e indicato la via: gli incarichi principali spettano al «nucleo originario», cioè ai quattro (lui, Pittiglio, Mosticone e Cambone) che hanno sostenuto Di Stefano.

Gli altri non possono «pretendere deleghe di Serie A».

L'effetto è stata la reazione dei dem. Il capogruppo Pittiglio lo ha invitato a restare nel raggio del ruolo istituzionale, sottolineando che sarà Di Stefano a «trovare la migliore composizione nel quadro politico». Un altro passaggio chiave, il terzo in pochi giorni, che sposta ancor di più la discussione sul piano politico. E' ormai una questione di rapporti di forza tra gruppi, con i partiti che stanno finendo dentro il confronto più del previsto.    

Ora toccherà a Di Stefano mediare e cercare di trovare la quadra per conservare i numeri che garantiscono la governabilità della Provincia. Ci proverà in settimana, quando incontrerà i consiglieri. Nessuna forza che ha stretto intese con il presidente vuole restare all'angolo: la Lega attende risposte, Quadrini gli sviluppi, così come FdI, mentre il Pd è pronto a chiedere quattro deleghe per assumere peso. Per Di Stefano è un cubo di Rubik.

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