Lockdown in provincia di Frosinone, il grido dei commercianti: «Duemila attività non riapriranno più»

Lockdown in provincia di Frosinone, il grido dei commercianti: «Duemila attività non riapriranno più»
di Gianpaolo Russo
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Domenica 7 Marzo 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 08:55

Si richiude. A distanza di un anno la provincia di Frosinone torna ad essere zona rossa. La nuova ordinanza regionale costringerà tante categorie lavorative ad abbassare le saracinesche e barricarsi dentro casa. Tra questi i ristoratori, i negozi di abbigliamento, i barbieri e centri estetici, i mercati. Potranno restare aperti i servizi finanziari (banche e poste), le edicole, le farmacie, i tabaccai, gli alimentari e supermercati, le ferramenta, i negozi di tecnologia e mentre per i bar continuerà la fase dell’asporto sino alle ore 18.

 

La depressione

Per il resto l’onda rossa travolgerà quasi tutti. E tra coloro che saranno costretti a serrare le porte delle proprie attività c’è, ovviamente, un mix di sentimenti che vanno dalla rabbia alla rassegnazione sino alla depressione. «Uno studio realizzato dalla nostra associazione pubblicato da poche ore ma prima di questa decisione – commenta il presidente provinciale della Confesercenti Frosinone, Antonio Bottini – prevedeva la chiusura di 400 mila aziende quest’anno su scala nazionale, mentre in provincia di Frosinone siamo nell’ordine delle duemila attività.

Il nuovo lockdown temo imprimerà un’accelerazione in questa direzione. La decisione di spostare le tasse fino al 30 aprile non ha senso; occorre farle slittare almeno di un anno. Gli aiuti sono indispensabili perché siamo di fronte ad una catastrofe economica senza precedenti anche perché non si vedono spiragli. Si naviga nel buio con questa aperture e chiusure che ci fanno vivere solo di false speranze: nella categoria prevale la rassegnazione. Sembra di fare il gioco dell’oca mortale dove siamo tornati alla casella iniziale».

 

La Confcommercio

«Agli associati dico di non mollare – ha sottolineato il vice presidente della Confcommercio, Fabio Loreto. Chiedo un ulteriore sforzo e, soprattutto, di approfittare di questi giorni per ripensare alla ripartenza ancora più forti e motivati di prima. Il periodo che stiamo vivendo è difficile e le difficoltà, legate alla crisi, sono numerose».

Rispetto alla zona arancione che non aveva inciso sulle aperture, la zona rossa farà chiudere le porte di tutti i negozi di abbigliamento: «C’è molta preoccupazione per la situazione sanitaria – dichiara Massimiliano Marziale titolare del negozio Modernist di Corso della Repubblica – e per noi commercianti è un momento di forte incertezza. La pandemia ci ha spinto nella direzione di attivare dei canali di vendita alternativa come l’e-commerce che però non riesce a sostituire l’attività principale del negozio».

 

I barbieri

Un altra categoria danneggiata sarà quella dei barbieri, dei parrucchieri e dei centri estetici. Danneggiati la scorsa primavera (proprio di questo periodo) a maggio avevano riaperto e forse rispetto ad altre categoria come i ristoratori hanno subito meno danni anche se non tutto è tornato come prima dell’avvento della pandemia: «E’ un’ulteriore mazzata – commenta il barbiere Gianni Mendola - dal punto di vista economico perché in questi mesi che siamo stati aperti i clienti non venivano più con la stessa frequenza di prima. I tempi di taglio capelli o barba si sono dilatati in avanti e con essi i ricavi. Ora questo altro fermo non ci voleva».

 

Gli ambulanti

Disco rosso anche per gli ambulanti che svolgono i mercati. In provincia di Frosinone sono circa 1500 ma già da oggi tutti i mercati verranno sospesi.

«Alcuni comuni – spiega uno dei loro rappresentanti regionale, Fiorino Tolassi – già da domani (oggi, ndr) hanno imposto il divieto di svolgimento dell’attività di mercato. Cosi ad Amaseno, a Trevi nel Lazio, Altipiani di Arcinazzo ed Aquino, ad esempio, non si svolgeranno. Lunedì capiremo se ci sarà un’apertura almeno per i banchi dell’alimentare. Certo siamo tornati allo scorso anno la situazione è peggiorata sia sotto il profilo sanitario che economico. Se non arrivano i ristori per queste categorie penso che la metà a breve riconsegnerà le licenze». Peggiora la situazione dei ristoranti: in zona arancione si era chiusi ma si poteva chiedere l’asporto, ora solo consegne a domicilio: «Così è ancora più dispendioso e anti economico – commenta Marco Paniccia del 3. Zero - meglio chiudere del tutto».

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