In aula, ieri, ci sarebbe dovuto essere Guglielmo Mollicone, il papà di Serena morto nel 2020. Al suo posto è stato convocato, come teste della parte civile, il fratello Antonio. Ha portato con se un paio di scarpe rosse, l'ultimo acquisto fatto dalla nipote il 29 maggio 2001, quando il padre le diede l'ultima paghetta. Antonio Mollicone ha ripercorso le terribili ore della scomparsa, fino al ritrovamento del corpo. «A mia nipote è stata tolta la vita e le sono stati spezzati tutti i sogni. Era una ragazza solare, con grande empatia e socialità. Era una sognatrice, la sera doveva andare a dormire sapendo che tutto il mondo doveva essere felice. Aveva un cuore enorme». Parole dal grande contenuto umano, quelle dello zio Antonio.
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Poi ha parlato delle aspettative di vita di una giovane brillante. «I tre sogni di Serena Mollicone erano: fare la veterinaria, fare un corso di lingue straniere o scienze della comunicazione.
Inevitabili, poi, i riferimenti alla ventennale battaglia portata avanti da Guglielmo nel chiedere giustizia per sua figlia. «Spesso mio fratello in famiglia esternava i sospetti nei confronti di Marco Mottola», ha aggiunto. Ma, come noto, la voce di Guglielmo è entrata ugualmente nel processo, il suo legale storico, l'avvocato Dario De Santis, ha fatto acquisire tutte le denunce fatte nel corso degli anni e ieri, in aggiunta, il pubblico ministero Beatrice Siravo, ha chiesto e ottenuto, con il consenso delle parti, anche l'acquisizione nel fascicolo processuale della testimonianza di papà Guglielmo, nel processo che risale al 2002, quando fu assolto il carrozziere Carmine Belli.