Mollicone, la teste chiave conferma: «Quel giorno Serena era in Caserma, me lo disse l'amica di Tuzi»

Processo sull'omicidio di Arce

Mollicone, la teste chiave conferma: «L'amica di Tuzi mi disse di aver visto Serena in Caserma»
di Vincenzo Caramadre
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Venerdì 25 Marzo 2022, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 14:34

Sonia Da Fonseca, l'italo-brasiliana, teste chiave nel processo per il l'omicidio di Serena Mollicone, è stata rintracciata ed ha confermato, in aula dinanzi alla Corte d'assise di Cassino, di aver ricevuto le confidenze di Anna Rita Torriero. La donna, sua vicina di casa e amica del brigadiere Santino Tuzi, le avrebbe riferito di aver visto Serena Mollicone, la mattina del primo giugno 2001, all'interno della caserma dei carabinieri di Arce.

Un tassello importante per l'accusa.

Andrebbe a confermare, dopo le dichiarazioni di Tuzi, la presenza della studentessa in caserma, dove sarebbe avvenuto l'omicidio.

«Serena la mattina della scomparsa era in caserma, me lo riferì la Anna Rita Torriero», ha detto esplicitamente la donna, rispondendo alle domande dell'avvocato Dario De Santis, in rappresentanza della parte civile e confermando quanto già detto agli inquirenti nel 2008. La donna ha ricordato anche quando avvenne il colloquio con Anna Rita Torriero: l'11 aprile 2008, giorno in cui Tuzi si suicidò.


La Da Fonseca ha confermato anche altre due dichiarazioni rese nell'ottobre 2008 agli inquirenti: la prima sui sospetti che Tuzi avrebbe avuto sul coinvolgimento di Marco Mottola, figlio del maresciallo e l'altro sulle motivazioni che avrebbero spinto proprio Tuzi al suicidio. «Confermo ha aggiunto - che secondo Anna Rita, Marco Mottola era coinvolto nell'omicidio di Serena Mollicone».

La Torriero le avrebbe detto, inoltre, che Santino si «sarebbe suicidato perché sospettava del coinvolgimento di Marco Mottola (ora a processo assieme ai genitori Franco e Anna Maria e altri due carabinieri, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano), ma temeva per sé e per la sua famiglia». Ha chiarito, infine, la sua assenza all'udienza precedente.

«Non c'è mai stata ha detto la donna volontà da parte mia di sottrarmi alla giustizia, semplicemente non mi hanno trovato all'indirizzo di Ceprano. Sono domiciliata ad Arce, lo sanno tutti coloro i quali mi conoscono. Non appena ho saputo di essere stata indicata come teste, mi sono presentata in Tribunale per dire la verità».

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Una testimonianza che segna il passo del processo, ma che è in aperta contraddizione con quanto dichiarato, alle scorse udienze, dalla diretta interessata: la Torriero. Tant'è che l'avvocato Mauro Marsella, che assiste la famiglia Mottola, ha sollevato diverse contestazione alla teste. E per questo è stato chiesto il confronto in aula, tra Torriero e Da Fonseca. La Corte si è riservata di decidere.

Nel corso dell'udienza sono stati ascoltati altri tre testi, tutti per ricostruire i rapporti tra Serena Mollicone e Marco Mottola. Alcuni di quelli citati, però non si sono presentati. Il maresciallo Bruno Cimini ha giustificato la sua assenza e, dunque, sarà riconvocato. E' stato disposto l'accompagnamento coattivo, invece, per due. Dunque, venerdì prossimo, saranno ascoltate sei persone. Ha già annunciato di voler parlare uno degli imputati, l'ex luogotenente Vincenzo Quatrale, il quale risponde di concorso morale nell'omicidio della giovane e d'istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi.

 
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