Omicidio Mollicone, dalla pista satanica rivelata a "Porta a Porta" alla medium che accusò lo scrittore Bevilacqua

Omicidio Mollicone, dalla pista satanica rivelata a "Porta a Porta" alla medium che accusò lo scrittore Bevilacqua
di Pierfederico Pernarella
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Sabato 29 Maggio 2021, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 11:49

Oggi nei talk show primeggiano i virologi, ma c’è stato un tempo in cui a farla da padrone erano i criminologi o presunti tali. Accadeva vent’anni fa. La cronaca nera, prima di allora, era stata roba per trasmissioni cult come “Il Telefono Giallo” di Augias poi evolutosi in “Chi l’ha visto?”. Programmi di successo, ma pensati con un rigore giallistico che teneva alla larga dalla corsa al sensazionalismo.

La cronaca-spettacolo sarebbe arrivata quando il crime, come si chiama oggi, irruppe nella tv generalista, nei salotti televisivi, quello di “Porta a Porta” di Bruno Vespa in particolare.

Il delitto di Cogne con cui iniziò la saga dei plastici, quello di Novi Ligure, ma anche il giallo di Arce. 

E ieri, questi frammenti del passato, sgranati come un filmino superotto, si sono presi per un po’ la scena dell’udienza del processo sull’omicidio di Serena Mollicone. Il pubblico ministero Beatrice Siravo si è sentita in dovere di giustificarsi nell’introdurre i video e ha ricordato che per un certo frangente sul delitto di Arce l’intrattenimento televisivo e l’indagine giudiziaria si rincorsero. Ma accadde anche che la seconda andò dietro al primo. Con esiti pittoreschi.

In una puntata di “Porta a Porta” dedicata all’omicidio di Serena il criminologo Francesco Bruno, partendo dal fatto che le mani della ragazza erano legate dietro la schiena, insinuò che il dettaglio potesse richiamare un rituale. «Rituale di cosa?», si fregò le mani Vespa mentre chiedeva all’esperto di essere più chiaro. Ed ecco che il criminologo, seduto accanto allo scrittore Alberto Bevilacqua che all’epoca andava per la maggiore in tv, insinuò la probabile pista di una setta satanica, che era un po’ il prezzemolo nella cronaca giudiziaria di quegli anni.

Una cosa buttata là che però venne presa sul serio da chi coordinava le indagini sull’omicidio di Serena. «L’allora procuratore di Cassino Izzo era molto orientato su questa pista», ha detto ieri in aula l’ex comandante della Compagnia dei carabinieri di Pontecorvo, il colonnello Gianluca Trombetti. Sull’ipotesi satanista vennero sentiti numerosi testimoni, tra i quali il parroco anche lui convinto che c’entrasse il Demonio con l’uccisione della ragazza. Nella rubrica del telefono di Serena, “misteriosamente”, apparve il numero “666” associato al nome “Diavolo”.

«Le dichiarazioni del criminologo fecero molto scalpore, la pista satanica ci fece perdere tempo che avremmo benissimo risparmiato», ha detto sempre il colonnello Trombetti. Come andò a finire? Venne interpellata l’immancabile medium che, tra le tante cose, disse che a commissionare il delitto di Serena era stato lo scrittore Alberto Bevilacqua.

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