Omicidio Mollicone, la figlia del brigadiere suicida sente gli audio delle confessioni del padre: «Terribile»

Omicidio Mollicone, la figlia del brigadiere suicida sente gli audio delle confessioni del padre: «Terribile»
di Vincenzo Caramadre e Pierfederico Pernarella
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Giovedì 20 Maggio 2021, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 09:46

È la testimonianza chiave del processo, ma il testimone non c’è più. A parlare per lui saranno i nastri registrati 13 anni fa, quelli sui quali sono stati incisi gli interrogatori che per la prima volta hanno squarciato il velo di omertà sull’omicidio di Serena Mollicone

Il primo e l’ultimo a dire che Serena il giorno della sua scomparsa, il 1 giugno del 2001, era andata in caserma per incontrare Marco Mottola, figlio dell’allora comandante della Stazione dei carabinieri della Stazione di Arce, fu il brigadiere Santino Tuzi. 

Tuzi venne sentito in Procura a Cassino due volte. La prima il 28 marzo del 2008, una seconda agli inizi di aprile. L’11 dello stesso mese si tolse la vita, sparandosi con la pistola di ordinanza. Il suicidio all’inizio venne frettolosamente archiviato come un gesto legato a motivi passionali.

Ci vollero anni, e un’indagine parallela condotta dalla criminologa Sara Cordella per conto della famiglia Tuzi, per legare il suicidio di Tuzi all’omicidio di Serena.

Le registrazioni delle dichiarazioni rilasciate dal brigadiere ai magistrati, che sono già nelle mani delle difese e delle parti civili, dovrebbero essere riprodotte nel corso del processo. A chiederlo è  stato l’avvocato Mauro Marsella, difensore della famiglia Mottola.

Secondo i legali della famiglia del maresciallo dell’Arma le confessioni di Tuzi sarebbero meno perentorie di quanto sostiene l’accusa. Tuzi cadrebbe in contraddizione, in alcuni momenti sembrerebbe ritrattare. L’ascolto degli audio dovrebbe fare luce su tutte le perplessità e restituire la genuinità di un passaggio chiave nell’inchiesta sul giallo di Arce. Sulla richiesta della difesa si pronuncerà il giudice Massimo Capurso nell’udienza fissata per domani 21 maggio.

Ma per qualcuno quegli audio hanno un significato che va al di là del suo valore giudiziario. Per la figlia di Santino Tuzi, Maria, che quando il padre si tolse era ancora una bambina, è una una ferita ancora aperta. Nei giorni scorsi Maria ha deciso di ascoltare per la prima volta quegli audio e ha affidato le sue prime impressioni al suo profilo Facebook: «Abbiamo evitato finché è stato possibile, ma purtroppo non si può rimandare per sempre. Ho ascoltato la voce di mio padre e ancora non sto bene».  

Nel primo interrogatorio, riferisce Maria Tuzi, il brigadiere ammette di aver visto Serena in caserma: «Mio padre è tranquillo, riferisce dettagli importanti». Qualcosa cambia nel secondo interrogatorio, osserva la figlia: «E' preoccupato, inspiegabilmente ritratta tutto».

Secondo la Procura il luogotenente Vincenzo Quatrale avrebbe esercitato pressione su Tuzi e per questo è accusato anche di induzione al suicidio. I due carabinieri il giorno in cui Serena avrebbe incontrato Marco Mottola erano in caserma. Secondo il pm, invece di impedire o denunciare quanto accaduto, avrebbero redatto un falso ordine di servizio per far figurare che, al momento dell’omicidio, dalle 11 alle 13.30, erano usciti per una missione.

Domani 21 maggio inizieranno a sfilare i primi testimoni dell’accusa. Il primo a rispondere alle domande sarà il luogotenente Gabriele Tersigni (comandante della stazione dei carabinieri di Fontana Liri) il quale sarà escusso sul verbale redatto il 5 giugno 2001, dopo il rinvenimento del cadavere di Serena in località Fonte Cupa. 

Il luogotenente Tersigni dagli investigatori dell'arma viene anche definito «l'unico depositario disinteressato delle confidenze del brigadiere Tuzi». Ascoltato più volte nel corso delle indagini ha riferito particolari e dettagli delle conversazioni avute con Tuzi prima della sua morte, avvenuta l'11 aprile 2008.

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