Processo omicidio Morganti, la difesa: «Emanuele fu vittima di una rissa»

Processo omicidio Morganti, la difesa: «Emanuele fu vittima di una rissa»
di Marina Mingarelli
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Giovedì 11 Luglio 2019, 16:55 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 11:48
Emanuele Morganti non sarebbe stato ucciso intenzionalmente, gli avvocati di Mario Castagnacci e Paolo Palmisani chiedono la riqualificazione del reato di omicidio volontario, contestato dall'accusa, in rissa aggravata dall'evento morte oppure in omicidio preterintenzionale. Il legale di Franco Castagnacci chiede invece l'assoluzione.
Ieri al tribunale di Frosinone primo atto delle arringhe difensive degli a avvocati Angelo Bucci, Massimo Carbone e Marilena Colagiacomo dopo la requisitoria dei pubblici ministeri Giuseppe De Falco e Vittorio Misiti che hanno chiesto 28 anni per Mario Castagnacci, 26 per Paolo Palmisani e 24 per Franco Castagnacci. Ergastolo per Michel Fortuna la cui posizione verrà discussa oggi dagli avvocati Bruno Giosuè Naso e Cristhian Alviani.

L'ESAME MEDICO-LEGALE
Com'era prevedibile gli avvocati hanno tentato di smontare la tesi dell'accusa dell'omicidio volontario soffermandosi ampiamente su gli esiti dell'autopsia. Secondo il medico legale la lesione alla testa che provocò l'emorragia cerebrale, poi risultata fatale, è compatibile con il montante dello sportello dell'auto parcheggiata la notte del 24 marzo del 2017 in piazza Regina Margherita, all'esterno del locale Mirò.
Emanuele cadde contro la vettura nel tentativo di sfuggire ai suoi aggressori. Secondo la ricostruzione dell'accusa la caduta venne provocata da un pugno di Michel Fortuna e più in generale dalle botte che sferrarono gli altri tre imputati. In altre parole, secondo la Procura, si trattò di una caccia all'uomo, di un pestaggio culminato con la morte di Emanuele.
Secondo i difensori, al contrario, la morte avvenne a seguito di una rissa, un evento tragico indipendente dalla volontà di chi vi partecipò. «Chi può stabilire - ha sostenuto l'avvocato Bucci - che c'era la volontà di uccidere da parte di chi ha sferrato quel pugno che ha fatto cadere la vittima sul montante dell'auto?». Da qui la richiesta di riqualificare il reato in rissa aggravata o in subordine omicidio preterintenzionale (quando la morte è provocata in conseguenza di un'azione violenta).

«LA GOGNA MEDIATICA»
I legali hanno sostenuto che se si fosse trattato di un linciaggio, come sostenuto dall'accusa, le lesioni riportate sarebbero state ben diverse da quelle riscontrate dall'esame autoptico. Per questo motivo nei giorni scorsi il collegio difensivo aveva chiesto al presidente della Corte Giuseppe Farinella di incaricare un pool di consulenti per eseguire un nuovo esame sulla salma di Emanuele. La Corte ha però respinto la richiesta ritenendo insussistenti le motivazioni addotte dai legali.
Nel corso delle loro arringhe gli avvocati Bucci e Carbone hanno sostenuto che i loro assistiti sarebbero stati vittime di un processo mediatico. Mario Castagnacci, che era stato appena scarcerato per questioni legate alla droga, era stato subito additato come colui che, magari sotto l'uso di sostanze stupefacenti, aveva ucciso Emanuele. Al contrario, hanno detto i legali difensori, sia Mario Castagnacci che Paolo Palmisani avrebbero avuto un ruolo marginale. Paolo Palmisani, ha detto l'avvocato, vedendo Emanuele per terra agonizzante aveva cercato anche di sollevargli le gambe per cercare di farlo riprendere.

«UNO SCAMBIO DI PERSONA»
Per quanto riguarda la posizione di Franco Castagnacci, l'unico che al momento è riuscito a beneficiare dei domiciliari, il suo legale, l'avvocato Marilena Colagiacomo, ha sostenuto che non avrebbe preso parte all'aggressione e che al contrario aveva cercato di mediare e di sedare gli animi che si erano surriscaldati. Il legale ha puntato l'indice sui buttafuori che per primi, così come hanno riportato numerose testimonianze, avrebbero colpito Emanuele con dei manganelli. Il coinvolgimento del suo assistito nella vicenda c'è stato perché qualcuno erroneamente aveva collocato una persona con la maglietta bianca vicino al corpo del ragazzo agonizzante.
E Franco Castagnacci quella sera indossava una maglia bianca, lo stesso colore di maglia che indossava però anche Michel Fortuna. Dunque secondo il legale qualcuno lo aveva scambiato per il venticinquenne di Frosinone. Per questa ragione ha chiesto l'assoluzione di Franco Castagnacci
L'udienza di oggi, l'ultima dedicata alle arringhe degli avvocati Naso e Alviani, sarà incentrata tutta sulla posizione proprio di Michel Fortuna, per il quale l'accusa ha chiesto la condanna più pesante, l'ergastolo, indicando come l'autore del pugno fatale.

 
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