Processo Mollicone, il teste: «L'ex maresciallo Mottola indagato per pedopornografia»

L'indagine della procura di Napoli nel 2016: le foto trovate sul suo telefono

Processo Mollicone, il teste: «L'ex maresciallo Mottola indagato per pedopornografia»
di Vincenzo Caramadre
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Venerdì 18 Febbraio 2022, 12:08 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 08:25

Non hanno attinenza con il processo per l’omicidio di Serena Mollicone che si sta celebrando a Cassino dinanzi alla Corte d’assise, ma sono emersi a valanga proprio nel corso dell’udienza che c’è stata ieri per il giallo di Arce.

Sono i dettagli relativi ad un’indagine, della procura di Napoli nei confronti dell’ex maresciallo Franco Mottola, per detenzione di foto pedopornografiche trovate all’interno del suo telefonino.

A portarla alla luce la testimonianza del vice brigadiere Luigi Giobbe (in forza alla compagnia carabinieri di Pontecorvo) che nel 2016 venne chiamato ad analizzare il contenuto del telefonino dell’ex maresciallo dove furono trovate 29 mila immagini.

«In totale sono dieci le foto pornografiche, ma otto di esse sono a sfondo pedopornografiche», ha riferito il vice brigadiere.

Le indagini della Procura di Napoli Nord sono state chiuse da poco e ora si attendono le decisioni degli inquirenti.

A chiedere che si riferisse sulla circostanza non attinente al processo in corso è stato il presidente della Corte d’assise Massimo Capurso al fine di valutare «la personalità dell’imputato». La difesa della famiglia Mottola ha più volte precisato, però, che non c’è «attinenza processuale». Le foto, infatti, formalmente sono state stralciate dal fascicolo del processo.

Ammessi, invece, altri file che la procura ritiene attinenti, come l’immagine di Yara Gambirasio e un video che mostra un ragazzo picchiare una donna.

C’è stata poi la testimonianza di Sisto Colantonio (amministratore locale di Arce) il quale ha ripercorso, anche con l’aiuto di alcune foto, i suoi rapporti con la famiglia Mottola. Sisto Colantonio, rispondendo alle domande del pm Siravo, ha escluso di aver mai visto Franco Mottola con una mano fasciata. La circostanza è stata chiesta dal pm Siravo al teste perché l’ex maresciallo ha sempre sostenuto di aver rotto la porta dell’alloggio, dove sarebbe avvenuto l’omicidio, con un pugno nel corso di una discussione con il figlio Marco.

Per la corte, invece, si è contraddetto nel raccontare i fatti riguardanti la presenza di Anna Maria Mottola la sera del primo giugno 2001 all’interno di un bar di Arce. Nel 2018, ascoltato dal pubblico ministero Siravo, lo escluse, ieri, invece, lo ha dato per certo. Come ha dato per certo per andare nell’alloggio della famiglia Mottola passava in caserma. Nel 2018 lo ha dato per certo ieri, invece, lo ha escluso. Per queste due fatti il presidente della Corte Capurso ha trasmesso gli atti alla Procura per valutare la sussistenza del reato di falsa testimonianza.

Annarita Colantonio (sorella di Sisto), ha ricostruito i rapporti con la famiglia dell’ex maresciallo, con Anna Maria, in particolare. Si è avvalsa della facoltà di non rispondere, invece, Rosa Puddu, moglie del carabiniere Suprano. Infine il brigadiere Cannizzaro ha ricostruito i tabulati telefonici di casa Mottola.

L’AUTO

Molto attesa la testimonianza di Sabino Guido Zanni sulla rottamazione della Lancia K del maresciallo Franco Mottola. L’uomo ha spiegato che l’ex comandante gli portò l’auto, che non era funzionante, ma poi la riprese indietro, per cui lui non si è occupato affatto della rottamazione, ha avuto solo in custodia il mezzo.

La Lancia k di cui si sono perse le tracce dopo la consegna delle targhe, per la procura, rimane al centro dell’ultimo segmento del giallo: l’occultamento del cadavere.

Il corpo di Serena dopo essere stato immobilizzato con il nastro adesivo e la testa chiusa in un sacchetto, come noto, viene abbandonato nel boschetto di Fonte Cupa, dove verrà ritrovato solo due giorni dopo la scomparsa.

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