Processo Mollicone, Anna Maria Mottola: «Mai avuto sospetti su mio figlio e mio marito»

Processo Mollicone, Anna Maria Mottola: «Mai avuto sospetti su mio figlio e mio marito»
di Vincenzo Caramadre
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Sabato 14 Maggio 2022, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 10:11


Chi pensava di trovarsi di fronte l'anello debole della famiglia, si è dovuto ricredere. Per quasi quattro ore Anna Maria Mottola ha risposto con lucidità alle domande che le sono state rivolte. Non sono mancati i non ricordo, pochi i rifiuti a rispondere. Ha raccontato la sua verità fino alla fine, difendendo la sua famiglia, il marito Franco, ma soprattutto il figlio Marco. «Sono innocente». Un attimo di pausa e, con voce incrinata, aggiunge: «Anche mio figlio Marco e mio marito Franco sono innocenti».
Quella di ieri dinanzi alla corte d'assise di Cassino è stata la 38esima udienza, forse la più attesa dopo la deposizione di Marco Mottola e la rinuncia all'esame di Franco, per questioni procedurali legate all'utilizzazione delle dichiarazioni degli imputati. Proprio in apertura il presidente della corte d'assise ha dato lettura di un'ordinanza con la quale ha chiarito che nell'esame dei coimputati sono utilizzabili solo le dichiarazioni rese degli attuali imputati prima che venissero iscritti nel registro degli indagati. Superato il macigno procedurale Anna Maria Mottola, pantalone blu, maglia celeste e camminata sicura, si è diretta dinanzi alla corte. Ad esaminarla per prima è stata la sua difesa, l'avvocato Mauro Marsella.
Sono stati ricostruiti i rapporti instaurati ad Arce, ma soprattutto quelli con suo figlio Marco. «Avevo buoni rapporti con tutti, ma le amicizie erano con la famiglia di Sisto Colantonio. Con Marco i rapporti erano tesi perché non andava bene a scuola e faceva cose che a noi non piacevano», ha spiegato.
LA CASERMA
Ha ribadito, poi, quanto detto da suo figlio Marco sull'ingresso in caserma di Serena, dove per l'accusa si è consumato l'omicidio. «Serena Mollicone non è mai venuta nella nuova caserma dei carabinieri. Quando eravamo nella vecchia sede faceva parte della comitiva di mio figlio e lì veniva», ha detto la donna.
Il pm le ha chiesto della porta di un alloggio a servizio della caserma contro cui Serena sarebbe stata sbattuta prima di essere soffocata con un sacchetto di plastica attorno alla testa. «Non ricordo una porta rotta nell'alloggio della caserma. Non ho un'immagine della porta rotta. Dopo il 28 marzo 2008, quando siamo stati interrogati, mio marito mi disse che l'aveva rotta lui dopo un litigio con Marco. Erano soli lui e Marco quando ha dato il pugno alla porta».
Il giudice a latere Vittoria Sodani ha invece fatto domande sul percorso per accedere alla caserma, perché la procura, con le dichiarazioni del brigadiere Tuzi (morto suicida nel 2008), ritiene che la 18enne sia entrata dalla porta principale.
«Per far entrare le persone che venivano a casa c'era un percorso autonomo, dal nostro alloggio si apriva con il telecomando o con il pulsante del citofono», ha spiegato la donna. Annamaria Mottola ha detto anche di non ricordare alcuna chiamata interna ricevuta la mattina del primo giugno.
Il suo legale le ha poi chiesto perché molti li considerano responsabili dell'omicidio: «Se ne è parlato troppo in televisione. Noi siamo innocenti». è stata la sua risposta. Infine il pm Siravo ha incalzato l'imputata sulla mancata querela a Guglielmo Mollicone dopo le varie accuse ricevute a mezzo stampa e tv.
«Chi è genitore può capire cosa si prova nel perdere un figlio, non lo abbiamo fatto per rispetto del suo dolore», ha concluso.
Nonostante tutti i sospetti e le indagini Anna Maria ha detto: «Non ho mai sospettato di mio figlio e di mio marito, loro sono innocenti. Tutti noi siamo innocenti». La settimana prossima Franco Mottola rilascerà spontanee dichiarazioni.
 

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