Omicidio del piccolo Gabriel, scontro sulla perizia del geologo. La difesa del padre: «Prove troppo generiche»

Nicola Feroleto nell'aula del tribunale di Cassino
di Vincenzo Caramadre
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Sabato 11 Luglio 2020, 06:00

​La ricostruzione della scena del crimine, i particolari scientifici e, soprattutto, la consulenza geologica che, per la Procura (ma non per la difesa), inchioda papà Nicola Feroleto e lo pone sulla scena del crimine nel pomeriggio del 17 aprile 2019, nel prato di località Volla a Piedimonte San Germano, dove il piccolo Gabriel fu assassinato. Nuova udienza ieri al Tribunale di Cassino nell’ambito del processo a carico di Nicola Feroleto, il 49enne di Villa Santa Lucia per l’omicidio del figlio Gabriel di appena 26 mesi.

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Dinanzi alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Donatella Perna, sono sfilati i consulenti dei pm Valentina Maisto e Roberto Bulgarini Nomi che hanno coordinato le indagini. Quattro carabinieri del Ris di Roma e la geologa Eva Sacchi.

Gli specialisti dell’Arma hanno relazionato sugli accertamenti scientifici, soprattutto genetici, eseguiti sui vestiti del piccolo Gabriel, di sua madre Donatella Di Bona (anch’essa a processo, ma con rito abbreviato) e di Nicola Feroleto. Ma anche all’interno dell’abitazione della famiglia di Donatella Di Bona, a Piedimonte, dove il piccolo viveva e sulle auto dell’imputato. Ebbene su tutti gli indumenti sono state trovate tracce genetiche di madre e figlio, ma non di Nicola. Anche perché al 49enne non viene contestata l’esecuzione materiale, ma l’aver assistito senza intervenire e mettere in salvo il bambino.

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La geologa Sacchi, invece, ha analizzato i resti di terriccio e le tracce di vegetazione trovati sulle scarpe e sui vestiti sia della piccola vittima che dei suoi genitori. Nel primo caso la compatibilità è quasi totale: Gabriel è stato assassinato nel campo di località Volla a due passi dall’A1. A dirlo sono le tracce di arbusti trovate sulla scarpa sinistra del piccolo. Nel caso del padre Nicola invece la compatibilità dei resti di vegetazione trovati sulle sue scarpe con gli arbusti presenti sul luogo del delitto è apparsa più generica, priva di una «valenza forense», ha detto la geologa. In altre parole è un tipo di vegetazione, tra le più comuni, che si può trovare ovunque. 

Secondo l’accusa e la parte civile (rappresentata dagli avvocati Alberto Scerbo, Luigi Montanelli e Giancarlo Corsetti) e tracce di vegetazione trovate sulle scarpe di Nicola Feroleto, nel quadro dell’impianto accusatorio, sono della presenza dell’imputato suo luogo del delitto. 

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Mentre per la difesa, rappresentata dall’avvocato Luigi D’Anna, sono la certezza della sua innocenza, in quanto le tracce di terra e vegetazione non avrebbero valore assoluto, ma puramente indiziario. Ora il processo riprenderà il 21 luglio prossimo, quando saranno ascoltati 15 testi dell’accusa. A settembre sono state calendarizzate due udienza: una l’8 e l’altra il 18. Entro fine anno la sentenza. 

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