Il giorno dell’omicidio Capirchio, a detta del pastore, aveva cominciato di nuovo ad accusarlo di sconfinare la zona di pascolo, poi erano arrivati gli insulti e alla fine entrambi avevano alzato le mani. Era stato a quel punto che Cialei, in preda a una rabbia incontrollabile, lo aveva ferito sparandogli con il suo fucile da caccia. Ma la colluttazione era proseguita a colpi di pietra. Armando Capirchio sarebbe morto lapidato. Una volta resosi conto di quello che aveva fatto, Cialei aveva cercato di occultare il cadavere. Il corpo dell’allevatore verrà ritrovato cinque mesi dopo, nel marzo del 2018.
In merito alla decisione del loro assistito di dire la verità e collaborare con la giustizia, gli avvocati difensori Giampiero Vellucci e Camillo Irace hanno dichiarato: «La confessione è una scelta che compete all’imputato e nessun avvocato che si rispetti può impedirla. La confessione è stato un atto sofferto e doloroso arrivato al culmine, durante il quale ha riflettuto in ordine alla vicenda. La confessione è servita per far conoscere all’autorità giudiziaria il motivo per cui una persona tranquilla e rispettata nel paese di Vallecorsa sia arrivata a porre in essere un simile gesto».
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