Ottanta dipendenti del Comune di Frosinone in pensione e niente sostituti: è scontro

Ottanta dipendenti del Comune di Frosinone in pensione e niente sostituti: è scontro
di Gianpolo Russo
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Martedì 16 Aprile 2019, 15:12 - Ultimo aggiornamento: 15:52
Sos personale al Comune di Frosinone. Ad una pianta organica già ridotta all’osso e in alcuni settori deficitaria presto si aggiungeranno 80 dipendenti che, grazie all’opzione «quota 100», andranno in pensione già a partire dalla fine del 2019. Il tutto senza il ricambio generazionale necessario. L’amministrazione Ottaviani, stretta tra il piano di rientro dei debiti e bilanci sempre più esigui, proprio grazie al taglio del costo della voce «personale» è riuscita a far quadrare i conti e ad approvare il bilancio. Dipendenti e sindacati, però, sono ora sul piede di guerra. Da ieri, in una nota, hanno annunciato lo stato di agitazione. Nell’assemblea sindacale, indetta dalla funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil, con i lavoratori del Comune sono emerse pesanti preoccupazioni sia per garantire il futuro servizio ai cittadini sia per i carichi di lavoro dei dipendenti che resteranno.

«Come è stato più volte annunciato sulla stampa dal sindaco Ottaviani – recita una nota congiunta delle rappresentanze sindacali - l’amministrazione sta portando avanti la scelta politica di non rimpiazzare il personale che andrà in pensione nei prossimi tre anni riducendo drasticamente il numero dei lavoratori del Comune. Quasi ad affermare che gli ottanta che andranno in pensione siano inutili all’interno della macchina amministrativa. I lavoratori hanno espresso il loro disagio, già ora la carenza di organico è altissima e a stento si riesce a mantenere l’erogazione dei servizi. Forse la giunta Ottaviani pensa che si possa ridurre di quasi il 30% la forza lavoro perché ritiene indolore per la cittadinanza la diminuzione dei servizi che per forza si avrà».

Ma è anche un altro il timore di Cgil, Cisl e Uil: «Il dubbio è che la giunta, senza dirlo pubblicamente, vuole esternalizzare parte dei servizi. Come organizzazioni sindacali riteniamo sbagliate e antieconomiche tali scelte, sia per il bilancio dell’Ente che per il servizio erogato ai cittadini. Il tutto anche perché da parte dell’amministrazione non è stato condiviso nessun programma di rimodulazione e riorganizzazione del lavoro in previsione dei tagli previsti. Pertanto, assieme ai lavoratori, abbiamo proclamato lo stato di agitazione e chiesto al prefetto di convocarci congiuntamente con l’amministrazione. Un Comune capoluogo non può essere oggetto di privatizzazione selvaggia o peggio ancora ridotto a non poter erogare servizi ai propri cittadini». Il sindaco, senza rassicurare sulla futura qualità dell’erogazione del servizio ai cittadini, ribatte seccato alla presa di posizione dei sindacati: «Se i sindacati si facessero portavoce presso il Parlamento - afferma Nicola Ottaviani - delle difficoltà economiche in cui versano i Comuni, in particolare quelli come il nostro sottoposti al piano di risanamento, farebbero sicuramente attività meritoria e utile per la collettività. Oggi mancano risorse nelle casse degli enti locali per procedere a nuove assunzioni».
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