Operaio morto alla Fca, la moglie: «Tutto si è fermato all'ultimo abbraccio di Fabrizio»

Fabrizio, insieme alla moglie Roberta
di Vincenzo Caramadre
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Domenica 15 Dicembre 2019, 16:49 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 14:34
Incidente sul lavoro in Fca, la vedova di Fabrizio Greco, il 39enne di Pontecorvo morto a ottobre scorso all’interno dello stabilimento di Piedimonte San Germano, rompe il silenzio. A ridosso del Natale, il primo senza Fabrizio, Roberta Irma Perez parla al Il Messaggero del suo dolore, del rapporto con il marito, dell’amore per le figlie, ma anche e sopratutto di quelle che sono le aspettative di vita con le sue due bambine, Giulia 11 anni e Viola 6 anni.

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La donna, però, non tralascia diversi interrogativi, che ritiene di primaria importanza, legati alla ricostruzione di quanto avvenuto quella notte all’interno del reparto “Presse a Freddo” dello stabilimento Fca, una ricostruzione minuziosa quella della Procura di Cassino che la famiglia segue passo passo tramite gli avvocati Marco Greco e Vincenzo Morganti.

Due mesi fa la morte improvvisa, tragica di Fabrizio, una vita sconvolta. Il Natale alle porte. Come affronta il dolore quotidiano?
«Quello che vivremo sarà un Natale tristissimo, per me e per le mie bambine. Fabrizio era tutto, per questo le porterò a Milano, dai miei familiari, per evi- tare di far vivere loro ancora più dolore. La nostra vita si è fermata a quella notte. Alla sera prima, quando tutte e tre abbia- mo salutato Fabrizio. All’ulti- mo abbraccio prima del suo turno di notte».

Quel è stato il momento più doloroso?
«Tutto si è fermato ai drammatici attimi in cui ho dovuto dire alle mie figlie che il padre non c’era più. Era morto in fabbrica dov’era andato per guadagnare da vivere per tutta la famiglia. Per tutti noi».

Le indagini sono in corso, la Procura di Cassino ha messo in piedi un pool per fare piena luce sulla dinamica dell’incidente e accertare le eventuali responsabilità di terzi. Cosa si aspetta dell’inchiesta?
«Abbiamo piena fiducia nella magistratura. Oggi più volte mi chiedo, com’è possibile morire in una fabbrica nel 2019? Mio marito era un manutentore ed è morto mentre allestiva una pressa. Dove ci sono gli allestitori. Mi chiedo mille volte al giorno come sono andate le cose? Mi aspetto la verità».

I colleghi di tutti gli stabilimenti Fca italiani doneranno quote delle stipendio. A Pontecorvo c’è stata la mobilitazione generale per lei e la sua famiglia. Che effetto le fa sentire tanto calore?
«Tanto è stato ed è il dolore. Altrettanta è stata la vicinanza che c’è stata espressa dai colleghi, dalla comunità pontecorvese tutta: la dirigenza della scuola delle bambine, il Comune e gli gli amici di Fabrizio, persone uniche. Tutti ci sono stati vicini. Ringrazio tutti. I colleghi, ora, hanno deciso di donarci una parte delle loro ore di lavoro, un gesto di grande rispetto e umanità. A loro a tutti i colleghi Fca di tutti gli stabilimenti, dico grazie».

In queste settimane più volte le è stato paventata la possibilità di avere un posto di lavoro in Fca.
Cosa risponderebbe?

«Premetto che ho sempre lavorato. Nel 2007 quando, con mio marito abbiamo deciso di mettere su il nostro progetto di vita, ho lasciato Milano, avevo un posto a tempo indeterminato. Ora sui giornali ho letto di proposte di lavoro in Fca per me, ma non andrò mai nello stesso luogo dov'è morto mio marito, il padre delle mie bambine».

Cosa si aspetta?
«Voglio la verità sulla morte di Fabrizio, nessuna somma, nessun risarcimento me lo restituirà. Con lui avevamo un progetto di vita, di amore, per la famiglia. Avevo accanto una persona meravigliosa».

Cosa si aspetta?
«Voglio la verità sulla morte di Fabrizio, nessuna somma, nes- sun risarcimento me lo restitui- rà. Con lui avevamo un progetto di vita, di amore, per la famiglia. Avevo accanto una persona speciale».

Come guarda al futuro?
«Continuerò a guardare il futuro nell’amore per le mie figlie, per portare avanti il nostro progetto di vita. Fabrizio aveva scelto, assieme avevamo scelto, di fare il manutentore nel reparto presse, dove c’è anche il turno di notte, per portare a casa più soldi, mentre io avrei dovuto seguire a tempo pieno le bambine. Un progetto di vita voluto, ricercato, come le bambine, che c’è stato spezzato per sempre. Andrò avanti per lui, con lui nel cuore e per crescere al meglio Giulia e Viola. Proprio come avrebbe voluto Fabrizio. Un padre e un marito meraviglioso»
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