Pullover chiaro, faccia apparentemente tranquilla. Sono quasi le 11 quando Mattia Toson entra negli uffici della Procura di Frosinone per essere sottoposto a interrogatorio riguardo all’omicidio di Thomas Bricca, il diciannovenne ucciso il 30 gennaio ad Alatri. Sin dal primo momento il ragazzo, 22 anni, è tra i sospettati insieme al fratello, al padre e a uno zio acquisito ma il suo è l’unico nome sul registro degli indagati. Con la pesante accusa di omicidio. Cosa che non sembra scalfirlo, anzi, tanto che ha risposto alle contestazioni del procuratore Antonio Guerriero e del sostituto Rossella Ricca, assistito dagli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia. Al punto da lasciare il palazzo di giustizia intitolato a Fedele Calvosa, il magistrato ucciso a Patrica dalle Brigate Rosse nel 1978, dopo le 17, passando da un’uscita laterale. Chi si aspettava la svolta è rimasto deluso. Nonostante l’accusa sia grave, Mattia è tornato a casa e in tanti si chiedono il perché.
GLI AVVOCATI
«Ha risposto alle domande, chiarito quello che gli è stato chiesto, comprendo il vostro lavoro ma abbiamo il segreto istruttorio da rispettare», ha commentato uscendo l’avvocato Pappadia. Il giovane, nel corso dell’interrogatorio fiume, avrebbe risposto punto per punto agli inquirenti, senza mai cadere in contraddizione.
Domande, da quello che si è appreso, inerenti le risse dei giorni precedenti, l’alibi della sera del delitto che sembra vacillare - Mattia Toson ha detto che era a una cena ma i conti non tornano - e soprattutto legate alla novità del video nel quale si vede lo “scambio” tra i sicari che lasciano lo scooter e un giovane che consegna loro un’auto per la fuga.
COSA NON TORNA
L’unica pista resta quella della “vendetta” per le risse dei giorni precedenti, legate a vicende di droga. C’era un’onta subita da un familiare dei Toson che secondo l’ipotesi investigativa andava lavata con il sangue. Il problema è che le tessere del mosaico raccolte finora non combaciano e mancano anche diversi elementi. Dalla pistola che ha aperto il fuoco allo scooter usato dai sicari poi “scambiato” con l’auto pulita, allo stesso veicolo che si è dato alla fuga. I carabinieri stanno rivedendo tutti i frammenti delle riprese delle telecamere di videosorveglianza in entrata e in uscita dal paese alle porte di Frosinone, prima e dopo l’omicidio. Un lavoro lungo, difficile e finora senza esito. L’unica cosa certa è che a sparare è stato un revolver calibro 38, come certificato dalla relazione dei Ris arrivata in Procura e dopo la quale c’è stata l’iscrizione di Mattia Toson nel registro degli indagati.
CLIMA TESO
Ad Alatri cresce la voglia di sapere, ci si chiede il motivo per il quale dopo un mese non si è ancora arrivati a una conclusione e domenica sono comparsi dei volantini che esprimevano «disprezzo» contro gli avvocati che avessero difeso gli indagati. Ieri il consiglio dell’ordine di Frosinone ha diffuso una nota nella quale parla di «incomprensibile pressione che nulla ha a che vedere con il lavoro della giustizia nell’individuazione del responsabile o dei responsabili del reato». Così l’avvocato della famiglia Bricca, Marilena Colagiacomo: «Ci auguriamo di arrivare a una svolta decisiva di questa indagine difficile, affinché si dia un nome e un volto all’assassino».
Oggi alle 15,30 don Ciotti sarà al “Pertini” di Alatri per un incontro con gli studenti e domani alle 18 è in programma una fiaccolata con un titolo inequivocabile: «Giustizia per Thomas».
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