Omicidio del piccolo Gabriel Feroleto, i giudici nella sentenza di ergastolo: «Il pade immobile mentre il figlio moriva»

Omicidio del piccolo Gabriel Feroleto, i giudici nella sentenza di ergastolo: «Il pade immobile mentre il figlio moriva»
di Vincenzo Caramadre
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Domenica 28 Febbraio 2021, 10:12 - Ultimo aggiornamento: 10:14

«Gabriel poteva essere salvato». E' quanto scritto nelle motivazione della sentenza pronunciata lo scorso autunno e con la quale, Nicola Feroleto 50 enne di Villa Santa Lucia, papà del piccolo Gabriel, assassinato a Piedimonte San Germano nell'aprile del 2019, è stato condannato all'ergastolo. In 54 pagine di motivazioni la Corte d'Assise del Tribunale di Cassino, presieduta dal giudice Donatella Perna, ha ripercorso l'intero processo e circoscritto le responsabilità dell'uomo sino alla sentenza di condanna. Ma la difesa dell'uomo, con l'avvocato Pasquale Cardillo Cupo, annuncia appello per la rivalutazione dell'intera vicenda giudiziaria.

«La condotta tenuta da Nicola Feroleto ha indubbiamente contribuito alla realizzazione del proposito criminoso di Donatella di Bona, assumendo carattere decisivo rispetto alla materiale commissione dell'omicidio», si legge in un passaggio della motivazione.

Per i giudici della Corte d'assise Donatella ha trovato il sostegno di Nicola Feroleto in due fasi.

«In primo luogo - scrivono sempre i giudici - il nervosismo manifestato dal Feroleto sin dall'incontro con Donatella per la presenza del bambino e per il rinnovato rifiuto della donna consumare un rapporto sessuale, è stato sfogato dall'uomo proprio sul piccolo Gabriel, colpendolo con due schiaffi al volto e con un pugno alla fronte».

E poi nella seconda in cui vengono riportati anche quei terribili minuti in cui Donatella e Nicola si trovano nella zona impervia di località Volla di Piedimonte San Germano e il piccolo muore. Una morte atroce, per soffocamento meccanico con l'ostruzione del naso e della bocca, da parte della madre.

«L'imputato scrivono sempre i giudici -, mentre Donatella di Bona premeva la sua mano sulla bocca e sul naso del piccolo Gabriel togliendogli il respiro per diversi minuti, è rimasto seduto al suo fianco a pochi centimetri da lei, a pochi centimetri da Gabriel e dal suo corpicino intento a dimenare braccia e gambe per sfuggire alla presa, completamente inerme, silente, senza intervenire in alcun modo per strappare il figlio alla morte o almeno per manifestare un dissenso. Nemmeno un richiamo della donna a cessare quell'azione». Proprio la sua inerzia, la quasi indifferenza descritta dai giudici gli è costata l'ergastolo.

Una ricostruzione di quanto accaduto quel maledetto pomeriggio del 17 aprile 2019 che, per la massima Corte del Tribunale di Cassino, s'inquadra nella direzione della piena responsabilità dell'uomo escludendo qualsiasi altra pista alternativa. «In definitiva concludono i giudici nelle motivazioni un'accurata verifica di diversi ambiti e dei possibili scenari derivanti dal contesto familiare in esame, consentono di escludere serenamente ogni ipotesi alternativa». La sentenza, come ordinato dalla Corte, è stata pubblicata sull'albo pretorio del Comune di Cassino e su quello di Piedimonte e Villa Santa Lucia.

Ma dell'intera ricostruzione eseguita in primo grado non ne è assolutamente convinta la difesa dell'uomo, che presenterà appello. «Stiamo studiando ogni passaggio della ricostruzione eseguita nel corso del processo di primo grado, ci sono tante cose che, a mio avviso, vanno riaccertate per cui presenteremo dettagliato appello», ha affermato l'avvocato Cardillo Cupo.
 

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