Omicidio a Cassino, il giallo dell'arma del delitto: ancora non si trova

Omicidio a Cassino, il giallo dell'arma del delitto: ancora non si trova
di Vincenzo Caramadre
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Martedì 6 Giugno 2023, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 06:51

Escort uccisa a Cassino, il giallo dell'arma del delitto. A dieci giorni dall'efferato delitto di Pena Santana Yirelis Natividad, 34enne originaria della Repubblica dominicana, avvenuto in un appartamento al civico 104 di via Pascoli, gli investigatori cercano l'arma del delitto, con ogni probabilità, un coltello. La donna, infatti, la notte del 27 maggio scorso è stata colpita con almeno quattro coltellate tra il collo, il torace e il volto. Quello fatale, secondo i primi esiti dell'autopsia, le è stata sferrata ad un polmone. Un colpo secco, con una lama di almeno venti centimetri, arrivato in profondità che, nel giro di pochi minuti, le ha provocato la "fame d'aria" fino al decesso.

Ma l'arma del delitto, gli agenti della squadra mobile, diretti da Flavio Genovesi, non l'hanno rinvenuta, e per questo anche nelle scorse ore sono tornati nell'abitazione del presunto responsabile del delitto, Sandro Di Carlo, disoccupato 26enne di Cassino, in carcere da domenica 28 maggio con l'accusa di omicidio aggravato dai futili motivi. Al momento il quadro indiziario nei confronti del ragazzo viene ritenuto dagli investigatori «completo», per via dell'impronta di una mano, riscontrata tramite la banca dati Afis, all'interno dell'appartamento teatro del delitto, ma anche dai contatti telefonici tra il cassinate e la donna nelle ore precedenti l'omicidio.
La svolta, come noto, meno di 36 ore dopo il delitto, quando la scientifica ha "identificato" l'impronta trovata sul muro a pochi centimetri da dove giaceva il corpo della 34enne. Il pm Beatrice Siravo nell'immediatezza ha disposto il sequestro dei telefonini della dominicana e del presunto omicida. Le copie forensi sono nelle mani degli investigatori: ogni elemento, ogni pagina web aperta, ogni messaggio viene analizzato e contestualizzato. Proprio dall'analisi e dai tabulati dei telefoni sarebbe emerso il contatto precedente l'assassinio tra i due.

LA DIFESA

Di Carlo da sabato scorso è stato trasferito per questioni di sicurezza nel carcere romano di Regina Coeli. Dinanzi al Gip, assistito dall'avvocato Alfredo Germani, si è difeso sostenendo di «non aver ucciso» la donna. Le sue tracce in quell'appartamento derivano, a suo dire, dal fatto che vi ha fatto ingresso la notte del 27 maggio, ma di essere andato via quando la donna era ancora in vita, per poi ritornare e trovarla in una pozza di sangue. Esamine. La difesa ha chiesto una perizia psichiatrica per lui, ma il Gip nell'ordinanza applicativa della misura in carcere, non ne fa cenno. L'avvocato Germani la ritiene, comunque, dirimente perché il ragazzo avrebbe dei pregressi clinici. Lo stesso difensore, in queste ore, valuta la possibilità di rivolgersi al tribunale del riesame.

vincenzo.caramadre@ilmessaggero.it
 

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