Frosinone, sentenza sul delitto Mollicone: tempi più lunghi per le motivazioni

Frosinone, sentenza sul delitto Mollicone: tempi più lunghi per le motivazioni
di Vincenzo Caramadre
3 Minuti di Lettura
Martedì 11 Ottobre 2022, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 12:37

Ci vorranno altri tre mesi per conoscere le motivazioni per le quali sono stati assolti i cinque imputati per l'omicidio di Serena Mollicone

Il giudice a latere della Corte d'Assise di Cassino, la dottoressa Vittoria Sodani, ieri pomeriggio ha chiesto una proroga di novanta giorni per il deposito degli atti processuali. Il termine era in scadenza il 15 ottobre prossimo. Richiesta subito accolta dal presidente facente funzioni, vista «la complessità e la delicatezza delle imputazioni». La sentenza di assoluzione era stata pronunciata il 15 luglio scorso: Franco, Marco, Annamaria Mottola, ma anche due carabinieri, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale sono stati assolti per il delitto della studentessa di Arce avvenuto il primo giugno 2001.

In questi giorni c'era molta attesa per il deposito delle motivazioni, perché all'indomani della sentenza di assoluzione sia le parti civili (rappresentate dagli avvocati Dario De Santis, Sandro Salera, Federica Nardoni, Elisa Castellucci ed Anthony Iafrate), sia il procuratore capo di Cassino Luciano d'Emmanuele, avevano annunciato appello.

Un processo lungo (oltre cinquanta udienze, tra dibattimento e discussione) e con molti colpi di scena. La procura, tramite i pm Beatrice Siravo e Maria Carmen Fusco, ha insistito, sostenendo che la ragazza era stata «assassinata nella caserma dei carabinieri di Arce», guidata all'epoca dal maresciallo Franco Mottola. Per supportare tale ipotesi sono state portate in aula esami scientifici sulla porta conto cui Serena avrebbe sbattuto la testa e le dichiarazioni del brigadiere Santino Tuzi (morto suicida nel 2008), il quale affermò di «aver visto una ragazza entrare in caserma la mattina del primo giugno», descrivendola come Serena.

Le difese degli imputati (tramite gli avvocati Francesco Germani, Mauro Marsella, Piergiorgio Di Giuseppe, Enrico Meta, Francesco Candito, Paolo D'Arpino, Cinzia Mancini ed Emiliano Germani), di contro, hanno sempre sostenuto che l'omicidio non è mai avvenuto in caserma e che la famiglia Mottola «non mai stata coinvolta» nell'omicidio. La Corte d'Assise, presieduta dal giudice Massimo Capurso (in pensione dal 1 agosto scorso), dopo una camera di consiglio di oltre sette ore, il 15 luglio scorso ha assolto tutti gli imputati. Perché? Si chiedono tutti da quel giorno. Bisognerà attendere altri tre mesi per saperlo.

L'APPELLO DELLA CUGINA

La famiglia Mollicone, appresa la notizia della proroga, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. La cugina della 18enne Gaia Fraioli che, assieme ad Antonio Mollicone (zio di Serena), ha raccolto il testimone di papà Guglielmo (scomparso nel 2020) nel portare avanti la battaglia di giustizia, si è limitata a dire: «Preferisco non commentare». Solo a settembre scorso, ad Arce, era stata organizzata una festa in piazza, con lo slogan Serena Vive, per ricordare Serena e Guglielmo, nel corso della quale era stato lanciato un appello: «Se avete visto qualcosa che voi pensate sia insignificante, credetemi non lo è, per favore parlate, dite ciò che avete visto, che avete sentito, che pensate sia successo. Ogni particolare è importante. E ricordate: Serena per voi lo avrebbe fatto».

LE DIFESE
«La richiesta di proroga era prevedibile», ha commentato il portavoce delle difese, il professor Carmelo Lavorino. «La sentenza sarà molto lunga, articolata, meticolosa e deve rispondere completamente e dettagliatamente a tutti i quesiti che sono stati risolti nel corso del dibattimento», ha concluso. Ora dovranno trascorre altri tre mesi per capire quali elementi portati dall'accusa sono caduti o ritenuti non sufficienti per dimostrare la colpevolezza. Il giallo di Arce, a 21 anni di distanza, resta un caso irrisolto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA