Infettato dopo un incidente sul lavoro, morì in ospedale: Asl condannata a maxi risarcimento

Infettato dopo un incidente sul lavoro, morì in ospedale: Asl condannata a maxi risarcimento
di Marina Mingarelli
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Giovedì 10 Febbraio 2022, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 14:25

Prima l'incidente sul lavoro mascherato da una caduta in bici perché non aveva un regolare contratto, poi la morte in ospedale per le cure non appropriate. Sono stati gli ultimi giorni di inferno di un 58enne, originario della Romania, che da anni viveva con la famiglia a Veroli. Ora sul caso si è pronunciata la giustizia. Un medico dell'ospedale "Spaziani" è condannato ad otto mesi per omicidio colposo, mentre in sede civile lo stesso medico, la Asl di Frosinone e il Policlinico Umberto I di Roma sono stati condannati al risarcimento di 458mila euro.

L'incidente e l'agonia

I fatti risalgono ad agosto del 2016 quando l'operaio che lavorava in nero in un opificio industriale di Patrica era caduto in una cisterna che conteneva carcasse di animali.

Il datore di lavoro, per non far figurare che si era trattato di un incidente sul lavoro, lo aveva accompagnato lungo la strada facendo credere ai medici del 118 che lo avevano trasportato in ospedale, che era che era caduto dalla bici. Qualcosa non quadrava. L'uomo aveva addosso un odore nauseabondo inspiegabile con un incidente in bici.

Nel frattempo l'operaio era stato operato per una frattura scomposta ad una gamba e sottoposto a una terapia antibatterica. Ma subito dopo il quadro clinico dell'operaio era cominciato a peggiorare. Il paziente, cadendo nelle carcasse, era stato colpito da un batterio pericoloso che si sviluppa negli intestini degli animali morti.

Le sue condizioni sono peggiorate nel giro di pochi giorni fino a quando non si è reso necessario il trasferimento il policlinico Umberto I di Roma. Ma la situazione ormai era disperata: l'uomo morì dieci giorni dal ricovero purtroppo. I familiari sospettando un caso di malasanità hanno fatto scattare la denuncia. E proprio a seguito delle indagini è stata fatta luce su questa vicenda che presentava numerosi lati oscuri. Intanto è venuto fuori che l'operaio, che lavorava in nero, non era caduto dalla bici come aveva voluto far credere il datore di lavoro, ma in una cisterna ricolma di carcasse di animali. Da qui il rinvio a giudizio per omicidio colposo nei confronti del titolare dell'opificio che all'epoca dei fatti aveva insabbiato l'infortunio sul lavoro.

La sentenza civile

È giunto invece a conclusione il procedimento civile per le cure non appropriate che hanno determinato il decesso dell'uomo. I giudici, sulla base di quanto accertato dai consulenti della procura nell'ambito del procedimento penale, hanno condannato la Asl di Frosinone e il Policlinico Umberto I di Roma al risarcimento di 458mila euro nei confronti della moglie degli figlio dell'operaio morto, rappresentati dall'avvocato Enzo Moriconi. Una battaglia durata sei anni al termine della quale è venuto fuori che un'accurata pulizia delle ferite e poi l'amputazione dell'arto quando la situazione è drammaticamente peggiorata avrebbero potuto evitare, con una percentuale abbastanza elevata, il decesso dell'uomo.
 

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