Morolo, odissea durata
dieci anni
a giudizio il marito-padrone

Morolo, odissea durata dieci anni a giudizio il marito-padrone
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Venerdì 22 Novembre 2019, 16:31
Per dieci anni ha sopportato qualsiasi tipo di angheria da parte del marito, C.L. un operaio un sessantenne residente a Morolo. E se la storia dei maltrattamenti in famiglia è venuta fuori riuscendo a liberarsi da quella schiavitù Maria ( il nome è di fantasia per tutelarne l’anonimato) lo deve ad alcuni vicini di casa che sentendo le urla della donna provenire dalla sua abitazione avevano allertato i carabinieri che erano giunti tempestivamente sul posto. E’ stato a quel punto ( stiamo parlando di un anno fa) che Maria come un fiume in piena ha raccontato di quello che lei e la figlia di soli dodici avevano passato accanto ad un marito e padre "padrone" che sovente era in preda ai fumi dell'alcol e che trattava sia lei che la figlioletta come oggetti di sua proprietà. Guai a contraddirlo, guai soprattutto a disobbedire ai suoi ordini. Quelle rare volte che aveva provato a farlo ragionare erano stati pugni e calci. Dopo aver presentato denuncia nei confronti del coniuge Maria si è recata preso il centro antiviolenza “spazio ascolto Osa” ubicato in via Aldo Moro di Frosinone per chiedere aiuto agli operatori. Ormai aveva preso coraggio e voleva che il marito venisse punito per tutto il male che le aveva fatto. All’avvocato Sonia Sirizzotti legale del centro antiviolenza ha raccontato degli sputi in faccia, dei calci che le dava quando non trovava la camicia stirata o quando si dimenticava di acquistare al supermercato la bottiglia di vino della sua marca preferita. Ma la cosa più sconvolgente è che l’uomo quando la moglie disobbediva a qualche ordine che le aveva impartito, o magari aveva cucinato qualcosa che non era di suo gradimento, faceva scattare quelle che lui chiamava le "punizioni". Talvolta capitava che la obbligasse a stare in ginocchio per ore sul pavimento della cucina, o che dovesse restare per tutta la notte in piedi nello sgabuzzino delle scope. Si trattava di uno spazio minuscolo dove la donna non avrebbe potuto nemmeno piegarsi. Torture vere e proprie alle quali sovente aveva assistito anche la figlia. Quest’ultima terrorizzata dal padre manesco, non aveva mai avuto il coraggio di ribellarsi nè di riferire ad alcuno dei maltrattamenti che venivano consumati tra le mura domestiche di quella casa. Oggi Maria grazie al supporto dei volontari del centro antiviolenza è riuscita a dare un taglio al passato. L’uomo a seguito di tali fatti stato colpito da divieto di avvicinamento alla mogli da una distanza di 500 metri. Viceversa se trasgredirà tale disposizione verrà immediatamente arrestato. Nel frattempo l’inchiesta è andata avanti. A conclusione delle indagini il sessantenne è stato rinviato a giudizio per il reato di maltrattamenti. La prima udienza è stata fissata per il prossimo dicembre.
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