L'ultima cosa che ricorda del suo paese prima della fuga è la primavera. Gli alberi che stavano cominciando a fiorire, il verde, il sole. Ovunque c'erano anche i segni della distruzione, ma la nostalgia riesce ad allontanare anche l'orrore della guerra. E ad Olha Parieieva manca la sua terra, l'Ucraina. Olha, 54 anni, è un medico e dal novembre scorso ha preso servizio, con un incarico a tempo determinato, presso il reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale "Santa Scolastica" di Cassino. L'abbiamo incontrata insieme al primario del reparto, il dottor Paolo Petrucci, e al direttore sanitario dell'ospedale Mario Fabi.
L'assunzione è avvenuta grazie ad un decreto legge varato dopo lo scoppio della guerra che consente ai cittadini ucraini in fuga e in possesso dei requisiti di esercitare temporaneamente la professione sanitaria in Italia, sia in strutture pubbliche che private.
Olha, in Ucraina, nella regione del Donbass, lavorava come ginecologa in un consultorio. Con l'inizio dei bombardamenti le strutture sono state chiuse una dietro l'altra e riconvertite in ospedali militari. La gran parte dei medici, racconta Olha, è fuggita. In Slovenia, Polonia, Romania. Lei è venuta in Italia ad aprile.
Olha non parla ancora benissimo l'italiano, ma ad aiutarla c'è il traduttore dello smartphone. Ha studiato italiano per stranieri ad Alatri, poi ad ottobre ha partecipato alla selezione per l'assunzione a tempo determinato di medici ucraini. Olha ha superato la prova ed è stata assunta. Nell'Asl di Frosinone, al momento, lavorano altre due dottoresse ucraine: una come anestetista, l'altra come ortopedico.
«L'inserimento non è facile e richiede un periodo di affiancamento più o meno lungo - spiega il primario Petrucci - Le difficoltà con la lingua impediscono di fare referti, c'è poi l'adattamento a protocolli diversi».
Per Olha e le sue connazionali è comunque iniziato un nuovo percorso che gli consentirà di continuare a fare quello che facevano nel loro paese, ora devastato dalle bombe. Aspettando che torni la primavera.