Mancato interrogatorio di Salvati dopo l'arresto, il caso torna in Cassazione

Mancato interrogatorio di Salvati dopo l'arresto, il caso torna in Cassazione
di Vincenzo Caramadre
3 Minuti di Lettura
Domenica 26 Gennaio 2020, 17:06
L'arresto di Antonio Salvati per la presunta maxi tangente, che sarebbe stata spillata a un imprenditore per la gestione dei migranti, finisce davanti alle sezioni unite della Corte di Cassazione. A rimettere in discussione la custodia in carcere è stata la sesta sezione penale della suprema Corte di Cassazione dopo il ricorso presentato dall'avvocato Dario De Santis, che assiste l'ex presidente dell'Unione dei Comuni Antica Terra di Lavoro.
La questione, in pratica, ruota attorno al mancato interrogatorio di garanzia, da parte del gip di Cassino, dopo l'arresto dello scorso mese di giugno. Arresto avvenuto su ordine del Riesame che aveva accolto il ricorso del pubblico ministero Alfredo Mattei, dopo che il gip lo aveva rigettato. Ebbene Salvati, dopo l'esecuzione della misura, non era stato interrogato dal gip perché il suo diritto di difesa era stato ritenuto garantito con l'intervento della difesa nel ricorso al Riesame presentato dalla Procura.

La difesa di Salvati, però, nei vari ricorsi per fargli riacquistare la libertà (ora agli arresti domiciliari fuori regione), ha sempre sostenuto il contrario. Vale a dire che l'interrogatorio era comunque un suo diritto. L'avvocato De Santis in questi mesi ha portato avanti la questione tutta di diritto, legata alla procedura, presentando prima il ricorso al Riesame e da qui alla Corte di Cassazione. Il caso attinente all'esercizio del diritto alla difesa legato all'inviolabile libertà personale è finito, così, dinanzi alla sesta sezione penale.

I giudici ritenendo la questione fondata, ma nel contempo che vi sia un contrasto giurisprudenziale all'interno della stessa Corte, con ordinanza motivata, in 13 pagine, hanno rimesso il tutto alle sezioni unite di piazza Cavour, a Roma. Ci sarà, quindi, un'udienza nella quale interverrà l'avvocato De Santis, poi si deciderà se dopo l'arresto sulla scorta di un ricorso al Riesame, con l'intervento della difesa dell'indagato, occorrerà o meno, per dirsi pienamente esercitato il diritto alla difesa, l'interrogatorio di garanzia. Ciò vuol dire, calato al caso specifico, che se venisse accolta la tesi della difesa di Salvati il suo arresto verrebbe dichiarato illegittimo sin dal mese di giugno 2019. Per ora, tuttavia, Salvati resta agli arresti domiciliari, concessi prima di Natale dopo 6 mesi di permanenza in carcere a Cassino.

Il processo per concussione continuata contro Salvati di fronte al collegio penale del Tribunale di Cassino procede a ritmo serrato. A dicembre scorso è stato ascoltato l'imprenditore Saverio Rea, che, secondo le indagini dei carabinieri di Pontecorvo, dal 2011 al 2017 avrebbe versato 250mila euro a Salvati. Tutte tranche da 10 e 5mila euro per evitare il blocco dei pagamenti delle fatture per la gestione di un progetto di accoglienza dei migranti per conto dell'Unione dei Comuni Antica Terra di Lavoro, dove Salvati, già sindaco di San Giovanni Incarico, era presidente. Nuova udienza del processo, nella quale verrà ascoltato, in qualità di testimone l'attuale sindaco di San Giovanni Incarico Paolo Fallone, ci sarà martedì prossimo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA