Frosinone, danni da fauna alle colture nel Parco: indennizzi per 600mila euro

Frosinone, danni da fauna alle colture nel Parco: indennizzi per 600mila euro
di Stefano De Angelis
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Giovedì 20 Ottobre 2022, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 09:46

È l’orso bruno marsicano a causare più danni alle colture nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ma le sue escursioni incidono in maniera contenuta sui denari sborsati per rifondere i coltivatori. Il plantigrado, però, preferisce andare a caccia di cibo nei boschi e nelle vallate dell’ex zona di protezione esterna, oggi diventata area contigua anche nel versante laziale, in Val di Comino. La considera più appetibile non solo perché rispetto al perimetro della riserva è più vasta (circa 80mila ettari contro 50.000), ma perché è quella a maggiore vocazione agricola.

Nel cuore dell’oasi, invece, a farla da padrone in questa statistica è il cervo: è in testa per danni provocati, che, di riflesso, si traducono in un numero maggiore di indennizzi. Un capitolo questo, quello delle “visite” di animali nei terreni privati, che nell’arco di cinque anni ha pesato sul bilancio del Parco per più di mezzo milione di euro. È quanto emerge da un’analisi contenuta nel piano dell’ente naturalistico (ancora da approvare) sulla base di dati relativi al quinquennio 2016-2020.

IL QUADRO
Nel periodo in questione, stando alla relazione, sono state registrate mediamente 201 richieste di risarcimento all’anno per incursioni di esemplari di fauna selvatica nei campi in cui si trovano alberi da frutta, vegetali erbacei (come cicoria, carota selvatica, graminacee), patate, cereali e così via.

Molte, pari al 93 per cento (195), sono state accolte: in media sono stati liquidati 118mila euro all’anno (588 euro il valore calcolato per ciascuna domanda). Le segnalazioni di danni sono state ripartite per specie animale e per indennizzo erogato: 88 (pari al 44% di quelle pervenute) tirano in ballo l’orso (13.322 euro, 11%), 27 (13%) gli ungulati, famiglia in cui rientrano cervi, cinghiali e caprioli, (40.937 euro, 35%), 53 (26%) il cervo (34.447 euro, 29%) e 31 (15%) il cinghiale (28.565 euro, 24%). Sono appena tre (l’1 per cento), invece, le istanze che chiamano in causa altri animali, per una cifra di 920 euro. In questa scala, invece, è minima l’incidenza dell’istrice e del tasso. Si evince, dunque, che il plantigrado, a fronte dell’alta percentuale di “blitz” in zone dedicate all’agricoltura, influisce in misura limitata sul conto generale.

C’è da dire, inoltre, che, stando al regolamento dell’ente, all’interno del Parco i risarcimenti sono previsti a seguito di “scorribande” di tutti gli animali, mentre nell’area contigua soltanto per quelle riconducibili all’orso. In virtù di ciò la relazione, per lo stesso lustro di riferimento, include i danni da orso nelle due diverse zone: 124 quelli rilevati all’interno del Parco, mentre più del doppio, 315, nella fascia cuscinetto. Nel primo caso l’importo rimborsato è stato di 19.230 euro, nel secondo di 47.379 euro. Gli anni in cui il mammifero dal passo felpato ne ha fatti di più sono stati il 2016 e 2017, in totale 265. Nel 2020, invece, se ne sono contati appena 47.

Le cose, invece, cambiano esaminando la situazione all’interno dei confini del Parco. In testa alla classifica c’è il cervo, che ha fatto registrare 264 danni, pari a una cifra ristorata di 172.235 euro. Segue il cinghiale con 154, con conseguente esborso da parte dell’ente di 142.825 euro. Il gruppo degli ungulati, per il fatto che spesso non è possibile risalire a chi attribuire l’azione, anche perché ad esempio cervi e cinghiali puntano le stesse colture, ha inciso per il 96% sull’impatto economico.

In totale, dunque, dal 2016 al 2020, l’ammontare degli indennizzi è stato di 543.577 euro per 692 danni da fauna selvatica, cui vanno aggiunti i quasi 50mila euro relativi all’area contigua. Le superfici battute dagli animali sono quelle dove si trovano foraggi, leguminose, patate, cereali e altri seminativi: si tratta in particolare di terreni coltivati da cittadini per uso familiare. La gran parte delle aree percorse si trova in Abruzzo, mentre in Val di Comino sono interessati i territori di Campoli, San Donato, Pescosolido e di meno quelli di Settefrati e Picinisco.

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