Frosinone, domato il maxi rogo nel versante del Parco: incubo finito, ma restano le ferite. Il diluvio in soccorso della natura, area presidiata

Frosinone, domato il maxi rogo nel versante del Parco: incubo finito, ma restano le ferite. Il diluvio in soccorso della natura, area presidiata
di Stefano De Angelis
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Giovedì 7 Luglio 2022, 23:58 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 12:06

Era prevista ed è stata invocata a lungo. Alla fine è arrivata, come un prezioso alleato, a soffocare le fiamme che da cinque giorni stavano assediando e devastando il versante laziale dell’area contigua del Parco nazionale. Mentre la situazione era ancora complicata, con i boschi ad alto pregio ambientale sempre sott’attacco del fuoco, per le squadre di soccorso, al lavoro senza sosta da giorni, si sono materializzati i tanto attesi rinforzi dall’alto.

Ai canadair e agli elicotteri in azione si sono affiancati i nuvoloni neri e le nubi che nel pomeriggio hanno coperto la Val di Comino fino ai rilievi abruzzesi. Ci si sperava dopo giorni di caldo torrido. Alle 16 circa, infatti, si è abbattuta una vera “bomba d’acqua”: un diluvio, a tratti misto a grandine e con tanto di fulmini e tuoni, che ha infuriato per quasi tre ore, per poi lasciare spazio a rovesci più contenuti.

Una manna, che ha contribuito a debellare le fiamme e a fermare così il percorso distruttivo, facendo dissolvere la coltre di fumo che si era levata in aria.

L’emergenza, dunque, è finita. Il vasto incendio che ha seminato distruzione e timori è considerato domato, vinto, estinto. Prima del diluvio, grazie al continuo intervento di mezzi aerei, vigili del fuoco e volontari della Protezione civile, era stato quasi spento un primo fronte di fuoco, quello più basso, nella zona boscata di mezza costa tra San Donato e Alvito. Non solo: era stato anche rallentato quello più in quota, che si spingeva verso Nord-ovest, il più esteso e minaccioso con una linea di lingue roventi che aveva raggiunto decine di metri.

Dopo cinque giorni di intense e lunghe operazioni, dunque, con decine di uomini e mezzi costantemente in campo, l’incubo è cessato. Vigili del fuoco e Protezione civile hanno monitorato e perlustrato l’intera area fino a sera per scongiurare ogni rischio di ripartenza di eventuali focolai nascosti nel sottobosco. Cosa che faranno anche oggi con pattugliamenti e altri tipi di attività di prevenzione. Poi, dopo la messa in sicurezza, sarà la volta della bonifica.

LA GIORNATA
La giornata di ieri, così come ormai avveniva da sabato scorso, era iniziata all’insegna delle criticità, con i boschi che continuavano a bruciare e con canadair ed elicotteri a sorvolare con continui viaggi la Valle per sganciare acqua. Migliaia i litri utilizzati. Lungo la strada regionale 509 per Forca d’Acero, invece, in questi giorni rimasta chiusa per motivi di sicurezza, un altro viavai di sirene. Nelle ore più calde era entrato in azione anche un mezzo aereo speciale: l’Erickson Air Crane S-64, un velivolo con biturbina potente e preciso nei lanci e con una portata d’acqua maggiore.

In precedenza erano stati fatti partire dei droni per cercare di individuare dall’alto le zone più colpite e poter così programmare lanci calibrati.

Terminato l’allarme, inizia l’ora della conta dei danni, ingenti, e delle indagini sul campo per risalire all’origine della distruzione di una vasta porzione di patrimonio arboreo incontaminato. Per vigili del fuoco e Parco nazionale si è trattato di un incendio di natura dolosa. In fumo sono andati boschi, pinete, conifere, altre piante e vegetazione varia, con le lingue di fuoco che sono arrivate a lambire il cuore dell’area protetta. È stata incenerita parte del polmone verde della Valle.

«Un disastro enorme, senza precedenti - ha commentato Luciano Sammarone, direttore del Parco -. Le fiamme hanno divorato una grande fetta dell’area contigua del versante laziale. Una zona cuscinetto fondamentale. Un danno ambientale immane. Decine di ettari sono stati polverizzati. Così come Valle Mancina, completamente devastata».

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