In soli dodici mesi l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale riesce a recuperare le tre posizioni perse lo scorso anno nella graduatoria Censis, che dà i voti alle università statali, non statali e ai politecnici italiani dividendoli tra mega, grandi, medi e piccoli. La ventunesima edizione della classifica, pubblicata ieri, evidenzia che Cassino torna ad occupare il terzo posto, perso lo scorso anno, dopo averlo detenuto dal 2018 al 2019. Nel 2020, dopo due anni sul podio, Unicas è scivolata al sesto posto della classifica dei dieci atenei ‘piccoli’, cioè quelli che contano fino a dieci mila iscritti, perdendo quasi due punti. Oggi, torna tra i primi tre con il punteggio totale di 84,7 recuperando quattro punti. Sul gradino più alto del podio delle università piccole c’è sempre l’università di Camerino con 98,2. Al secondo posto, occupato lo scorso anno da Reggio Calabria, si classifica Macerata con 86,5. Il terzo posto viene conquistato di nuovo dall’ateneo del Lazio Meridionale, inseguito dalla Tuscia, Sannio, Reggio Calabria, Teramo, Basilicata e Molise che chiude la classifica.
Tra gli atenei statali considerati mega, ossia che contano più di quaranta mila iscritti, il primato è ancora dell’università di Bologna, prima in classifica, e di Padova, seconda. Roma ‘La Sapienza’ sale dal quarto al terzo posto rispetto al 2020, mentre l’università di Firenze dal terzo scende al quarto. Sono sei i fattori presi in considerazione dal Censis: servizi, strutture, borse di studio, comunicazione e servizi digitali, internazionalizzazione e occupabilità. Dal 2020 a oggi rimane stabile a 70 l’indice relativo ai servizi.
Nonostante i numeri siano lusinghieri, il rettore Giovanni Betta ci tiene a precisare: “Non sono innamorato delle classifiche in generale. Mi fa piacere riscontrare – aggiunge - i margini di miglioramento alla voce comunicazione. Il nostro ateneo segna una crescita che in realtà è la fotografia del lavoro svolto in questi anni. Migliora – dice Betta – anche l’internazionalizzazione".
El. Pit.