Colpo da 1,5 milioni di euro in gioielleria a Fiuggi, tre arresti: uno degli accusati era ai domiciliari

Colpo da 1,5 milioni di euro in gioielleria a Fiuggi, tre arresti: uno degli accusati era ai domiciliari
di Stefano De Angelis
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Venerdì 17 Dicembre 2021, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 20:35

A settembre il colpo milionario, ora gli arresti. Tre mesi di indagini hanno portato gli investigatori a chiudere il cerchio sulla rapina a mano armata avvenuta nella gioielleria “Cataldi”, nel centro di Fiuggi. Un’azione compiuta in pieno giorno e durata pochi minuti: il tempo di fare irruzione, minacciare i presenti poi rinchiusi nel bagno, arraffare i preziosi e fuggire con il bottino, per un valore di circa un milione e mezzo di euro. Adesso per quell’assalto sono finiti in carcere tre uomini di 56, 51 e 36 anni, tutti dell’hinterland romano. Per gli investigatori sono stati loro a colpire nell’attività commerciale di via Nuova Italia. Nei loro confronti il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Frosinone, su richiesta del pubblico ministero, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare, che è stata eseguita dai carabinieri. Le accuse mosse dalla Procura sono di rapina aggravata dall’utilizzo di armi e dal sequestro di persona, porto abusivo di armi, ricettazione e riciclaggio in concorso. Stando alla ricostruzione, quel giorno di settembre uno dei tre, il 56enne, avrebbe dovuto trovarsi ai domiciliari, misura cui era stato sottoposto per un’altra vicenda. Poi, qualche tempo dopo, ne è stato disposto il trasferimento in carcere, dove ieri gli è stato notificato il provvedimento restrittivo del gip di Frosinone. Gli altri due ritenuti coinvolti, invece, erano in libertà. Per i tre, ora, è previsto l’interrogatorio di garanzia.


IL COLPO
Quel giorno nella città termale era una mattinata soleggiata di fine estate. Tutto normale: gente a passeggio e negozi aperti, pronti ad accogliere cittadini e turisti. Anche nella storica gioielleria “Cataldi” sembrava una giornata come tante. All’interno, oltre al titolare e a tre commesse, c’erano due clienti. Intorno alle 11, però, è scattato il piano della rapina. È stato un attimo. Nel locale, infatti, hanno fatto irruzione in tre: erano armati di pistola e avevano il volto parzialmente coperto.

Per camuffarsi hanno utilizzato mascherine chirurgiche, occhiali da sole, cappellini e parrucche. Il tutto per evitare di essere visti in volto. All’interno si sono vissuti momenti concitati, convulsi, di paura. Titolare, dipendenti e clienti sono stati subito minacciati con le armi. Dovevano stare fermi. Questo l’ordine ricevuto dai tre autori dell’incursione che, nel frattempo, avevano preso il controllo della gioielleria, senza che nessuno potesse chiedere aiuto. In poco tempo hanno fatto razzia di gioielli, altri metalli preziosi e orologi di valore, come i costosi Rolex, arraffando merce per circa un milione e mezzo di euro. Una volta con il bottino tra le mani, hanno dapprima chiuso i presenti nel bagno e poi sono fuggiti con due auto, lasciate parcheggiate vicino al negozio, su cui erano state montate targhe poi risultate clonate. Scattato l’allarme, sul posto sono subito intervenuti i carabinieri, i quali hanno effettuato i rilievi per individuare eventuali indizi e raccolto le testimonianze.


LE INDAGINI
Preziosi nell’inchiesta, coordinata dagli inquirenti diretti dal procuratore Antonio Guerriero, sono stati i filmati. I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale, infatti, hanno acquisito le immagini del circuito di sicurezza della gioielleria e visionato quelle del sistema di videosorveglianza comunale nonché quelle riprese dalle telecamere poste sia all’uscita del casello autostradale Anagni-Fiuggi sia a protezione di case e negozi situati sulle vie d’accesso alla città termale. Sulla base degli accertamenti, dall’analisi delle registrazioni i militari hanno ricostruito le fasi della rapina: l’uscita al casello dell’A1 delle auto utilizzate, l’arrivo nel centro cittadino e i successivi momenti relativi al colpo. Grazie anche a intercettazioni, pedinamenti e attività tecniche svolte dal Ris, i militari sono risaliti ai tre ritenuti responsabili dell’assalto.

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