Premio Fiuggi a Gorbaciov ma la cerimonia si svolse al Quirinale. Era il 1990 quando l’ex leader dell’Unione Sovietica, morto martedì scorso all’età di 91 anni, ritirò il premio alla cultura asse gnato dalla fondazione Fiuggi presieduta da Giulio Andreotti, all’epoca presidente del consiglio dei ministri. Tra i testimoni di una giornata memorabile ci fu anche l’allora sindaco di Fiuggi, il pro fessore emerito Franco Rengo, già preside dal 2005 al 2012 e decano della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli. Il premio non fu ritirato a Fiuggi, come sarebbe stato naturale che avvenisse, ma al Quirinale. In quel periodo le terme erano gestite dall’ente Fiuggi di Giuseppe Ciarrapico e, per via di un aspro contenzioso con il Comune di Fiuggi teso al prolungamento del contratto con un lodo arbitrale da 30 miliardi delle vecchie lire, si preferì evitare l’esposizione mondiale di possibi i manifestazioni di protesta tanto l’ar ia si era fatta tesa.
LAVORI ABUSIVI
«Ufficialmente la motivazione per la scelta della consegna del premio a Roma e non a Fiuggi – racconta a Il Messaggero il professor Rengo che partecipò, in qua lità di sindaco di Fiuggi, alla giornata romana con Gorbaciov – fu l’impossibili tà di ospitare il presidente dell’Urss nella struttura che si voleva realizzare dentro la fonte Anticolana».
I rapporti stretti tra l’imprenditoria rappresentata dall’ente Fiuggi in versione Ciarrapico e la politi ca attraverso la fondazione Fiuggi con a capo Andreotti fecero sì che il premio fosse spostato nella Capitale.
L’ ex sindaco di Fiuggi ricorda la lunga e fitta giornata trasc orsa da Gorbaciov a Roma, dall’accoglienza da parte delle più alte cariche dello Stato alla visita in Vaticano: «Non ebbi l’occasione di parlare con Gorbaciov. Ricordo che, al ritorno dal Vaticano, Andreotti e Cossiga – riferisce il professor Rengo – lo fecero accomodare nella sa la dove stavamo anche noi e fu presentato agli altri membri della fondazione». È vero che il leader dell’Unione Sovietica non intascò il famoso assegno da 500 milioni di li re del premio? «No, di questo retroscena non ne so nulla» ci risponde Rengo. E il mistero continua.