Provincia Frosinone, primo test per il presidente Di Stefano: costruirsi la maggioranza. Verso due surroghe, nuova vice

Provincia Frosinone, primo test per il presidente Di Stefano: costruirsi la maggioranza. Verso due surroghe, nuova vice
di Stefano De Angelis
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Martedì 20 Dicembre 2022, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 16:47

«Non è stata una vittoria soltanto mia, ma di squadra, del nostro gruppo. Senza l’apporto dei protagonisti che mi hanno sostenuto, questa impresa non sarebbe stata possibile». È quasi senza voce Luca Di Stefano, sindaco di Sora e neopresidente della Provincia di Frosinone, all’indomani del successo nella sfida contro i primi cittadini di Frosinone e Arce, Riccardo Mastrangeli e Luigi Germani. Di Stefano ha dormito poco causa prolungati festeggiamenti: prima a Frosinone, poi in un locale di Sora. Tutt’intorno decine di amministratori comunali, sindaci e consiglieri, cioè i grandi elettori che hanno sancito il verdetto delle urne con il sistema dell’indice di ponderazione, che dà maggior peso ai Comuni (divisi in fasce) in base alla popolazione. «Per me è una grande emozione. Ci consideravano sfavoriti, ma si sbagliavano. Al contrario - ha spiegato Di Stefano - abbiamo dimostrato che le alleanze solide premiano».

Poi ha aggiunto: «Questa è stata anche la vittoria del vasto comprensorio dell’area centrale della provincia e delle piccole realtà, quelle che sono state emarginate. Il risultato ha un significato profondo: gran parte degli amministratori ha voluto lanciare un netto segnale di discontinuità con quella che è stata finora l’amministrazione della Provincia.

Abbiamo vinto in quasi tutte le fasce e tenuto in quelle più a rischio».

Il riferimento è in particolare a quella rossa (nove centri da 10.001 a 30mila abitanti), che ha fatto da traino insieme a quella grigia (dodici Comuni da 5.001 a 10mila residenti), e a quella verde (le città di Frosinone e Cassino, la prima guidata da Mastrangeli, civico quota Lega, la seconda da Enzo Salera, Pd, avversari di Di Stefano).

Il neo presidente di piazza Gramsci, dopo la proclamazione avvenuta subito dopo lo spoglio, entrerà formalmente in carica entro venti giorni, tempo entro cui deve tenersi la seduta per l’insediamento. Poi inizierà il mandato, che durerà quattro anni, fino al 2026. «Mi preme ringraziare Francesco De Angelis - ha proseguito Di Stefano -. Poi voglio complimentarmi con Riccardo Mastrangeli, grande amministratore e gentiluomo: è stato il primo a congratularsi con me. Spero sia l’inizio di una collaborazione, essendo lui sindaco del capoluogo. Ora ci aspetta un grande lavoro: il primo passo da presidente sarà quello di avviare una verifica sulla sicurezza delle strutture scolastiche che si trovano in zone a rischio sismico e idrogeologico. In Provincia - ha sottolineato - molte cose dovranno cambiare e lo faremo». Di Stefano dovrà costruirsi la maggioranza all’interno dell’aula di palazzo Iacobucci. «Certo, ora ci saranno diversi incontri per valutare spazi e aperture per raggiungere intese» ha concluso.

GLI EQUILIBRI

Di Stefano ha vinto la contesa con 33.450 voti ponderati (35,6%) appoggiato dall’area del Pd guidata dal leader ciociaro del partito De Angelis, da sindaci, forze civiche, esponenti del Terzo polo (Azione-Italia Viva) e dall’ex Lega Gianluca Quadrini. Germani e Mastrangeli si sono fermati rispettivamente a 32.224 (34,3%) e 27.185 (29%). Il primo era sostenuto dai vertici di Fratelli d’Italia, dall’ala Pd che fa riferimento a Pompeo, da gruppi indipendenti (compreso quello rappresentato da Luigi Vacana) e un pezzo di Forza Italia; il secondo da Lega, parte di FI, amministratori e componenti neutrali.

Questo scacchiere di alleanze, contrassegnato dalle spaccature nel centrodestra e nel Pd, sarà per Di Stefano il primo banco di prova in aula. Potrà sicuramente contare sul supporto di due consiglieri Pd, Pittiglio e Mosticone, e su quello del consigliere Quadrini, appartenente al gruppo misto. Il quadro geopolitico dell’assise provinciale è completato dagli altri nove titolari di scranno: Amata e Zaccari (Lega), Rea (Polo civico), Di Pucchio e Ranaldi (Pd, sponda Pompeo), Ambrosetti e Maura (FdI), Cardinali (Polo civico) e Vacana. Gli ultimi sei sono stati i primi a sottoscrivere il documento che ha lanciato la candidatura di Germani alla presidenza della Provincia, mentre i primi due sono scesi al fianco di Mastrangeli. Ecco perché è necessario trattare.

All’orizzonte, però, c’è la decadenza di due consiglieri che siedono anche nell’assemblea municipale di Ferentino: Zaccari e Rea. Questo perché il sindaco della città gigliata, Pompeo, nei prossimi giorni rassegnerà le dimissioni per candidarsi alle Regionali di febbraio. Di conseguenza il Consiglio comunale sarà sciolto e i due non avranno più il requisito fondamentale per restare sui banchi della Provincia. Gli avvicendamenti sono già definiti in base al risultato della tornata del 18 dicembre 2021: entreranno nell’assise di palazzo Iacobucci il sindaco di Colle San Magno, Valentina Cambone (era candidata con il Polo civico) e Giuseppe Alessandro Pizzuti (Alatri) in campo con la Lega. La Cambone andrebbe a rafforzare Di Stefano: stando a indiscrezioni, sarà lei il prossimo vicepresidente della Provincia.

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