Provinciali Frosinone: Lega-FdI, prove di disgelo. Pd, fronte anti civici. Salera: «Poi come lo spieghiamo agli elettori?»

Provinciali Frosinone: Lega-FdI, prove di disgelo. Pd, fronte anti civici. Salera: «Poi come lo spieghiamo agli elettori?»
di Stefano De Angelis
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Giovedì 17 Novembre 2022, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 12:16

Non solo la spaccatura nel centrodestra, con la tensione FdI-Lega sulla possibile candidatura del sindaco di Frosinone, Mastrangeli, alla guida della Provincia. Malumori agitano anche il Pd dopo la rivelazione del presidente uscente, Pompeo, durante il summit tra dem convocato da Salera, sindaco di Cassino.

Acque mosse e tensioni, dunque, nelle due coalizioni a un mese dalla sfida per lo scranno più alto di piazza Gramsci. Contatti e riunioni delle forze politiche si moltiplicano: l'obiettivo bipartisan è non arrivare in ritardo per poi doversi accodare, chi a malincuore e chi meno. La sfida, però, come invocato da più sindaci sia di centrodestra sia di centrosinistra, è una: far tornare protagonisti i partiti, i simboli. In sostanza, la strada indicata è quella di puntare su esponenti interni, cioè schierati, espressione diretta della parte politica di appartenenza e di abbandonare l'idea di larghe intese o patti trasversali. È quello che ha sostenuto la maggioranza dei sindaci Pd presenti l'altra sera a Cassino. È quanto chiede dal centrodestra non solo il sindaco di Alatri, Maurizio Cianfrocca, che ha chiamato a raccolta i partiti della coalizione, a quanto pare ancora alle prese con i riflessi della spaccatura: ad Alatri, infatti, ieri c'erano soltanto Mastrangeli, civico vicino alla Lega, e il consigliere provinciale Andrea Amata (Lega). «Un'occasione persa per costruire un percorso condiviso» ha commentato Cianfrocca.

Un appello a mettere da parte le frizioni, però, è arrivato dal presidente del gruppo provinciale della Lega, Gianluca Quadrini: «Queste elezioni non devono rappresentare un punto di rottura o di debolezza, ma un trampolino di lancio per gli appuntamenti elettorali futuri.

Per cui confido nel buonsenso di tutta la coalizione affinché si riesca a trovare, con immediatezza, un candidato unico sul quale lavorare per vincere e ben amministrare». Quadrini, dopo aver sottolineato che «Mastrangeli è un candidato valido e di spessore», ha concluso: «Alla luce di tutte queste conflittualità emerse nelle ultime ore, invito tutti a una seria riflessione che porti a una larga e auspicabile condivisione».

Sulla strategia incentrata sulla soluzione interna ai partiti, nel Pd c'è anche chi non è favorevole. C'è chi ritiene più praticabile, per evitare brutte sorprese dalle urne, l'opzione di una candidatura civica. È in questo alveo che, in casa dem, circola il nome del sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco. Un'ipotesi che rimbalza anche in FdI e che potrebbe prendere quota se non si ritrovasse la pace nel centrodestra locale.

«NO AI CIVICI»
Per ora molti degli amministratori Pd che si sono riuniti a Cassino, così come altri colleghi del Frusinate, di civici non vogliono sentir parlare: «La posizione della gran parte dei sindaci è chiara: per la presidenza della Provincia si deve individuare una candidatura di partito, identitaria, cioè un esponente del Pd - ha spiegato il sindaco di Cassino, Enzo Salera -. Non deve essere il Pd a rincorrere i civici, casomai il contrario. Altrimenti, quando si voterà per le Regionali, come si farà a spiegare agli elettori che devono sostenere il Pd? Non si può pensare di attrarre voti puntando sul civismo in base alle stagioni, cioè oggi sì e domani no. Bisogna rimettere al centro il partito, diversamente ci dicano che s'intende fare l'accordo con il centrodestra». Un ragionamento che, come accentuato dai sindaci dem del Cassinate, parte anche dal risultato delle ultime Politiche: «A Roccasecca - è filtrato dall'incontro - per il Senato il candidato del centrodestra ha ottenuto il 51%, quello del centrosinistra (Messore, Pd, sindaco di Sant'Ambrogio) il 16». Fatto sta che l'ultima parola spetterà alla direzione provinciale del Pd. Si riunirà domenica per affrontare il capitolo candidatura e per testare l'unità del partito sulla linea da seguire.

LA RIVELAZIONE
Sul tavolo probabilmente finirà anche la questione che ha innescato un altro fronte di discussione. Ad aprirlo è stato il presidente Antonio Pompeo, intervenuto l'altra sera a Cassino: «Ho rappresentato alla segreteria provinciale del Pd la piena disponibilità a concordare i tempi delle mie dimissioni già diverse settimane fa, ma da quel momento non ho ricevuto indicazioni né risposte - ha ribadito ieri Pompeo -. Quando l'ho fatto c'erano gli spazi temporali per consentire al partito di fare tutte le valutazioni sul futuro». Pompeo, dunque, ha spiegato che già da tempo era pronto a lasciare l'incarico. Un'eventualità che avrebbe consentito a diversi sindaci dem, tra cui Salera, Pittiglio (San Donato), Costanzo (Coreno), Lampazzi (Giuliano), Alfieri (Paliano) e Cretaro (Veroli), di poter rientrare nella rosa dei candidati alla presidenza. Ora, invece, sono tagliati fuori. Questo perché i sindaci, gli unici candidabili, per poter concorrere devono avere davanti 18 mesi di mandato. Sarebbe stato così se le elezioni si fossero tenute a novembre. Così Salera: «Le dichiarazioni di Pompeo ci hanno lasciato di stucco». 

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