Grande capoluogo in fase di stallo, Ottaviani: «Per andare avanti servono fondi per uno studio preliminare»

Grande capoluogo in fase di stallo, Ottaviani: «Per andare avanti servono fondi per uno studio preliminare»
di Stefano De Angelis
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Giovedì 10 Febbraio 2022, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 01:15

Sono passati due anni dall’ultimo incontro tra gli amministratori locali e quasi tre e mezzo dalla presentazione del piano che, per i promotori, in primis Unindustria, è destinato a cambiare in meglio le sorti del Frusinate. Ora la questione, dopo una lunga fase di stallo che l’aveva fatta scivolare alle ultime pagine dell’agenda politica, è tornata in primo piano. E non poteva essere altrimenti. A riaccendere i fari sulla necessità di un riassetto territoriale proiettato al futuro sono stati i numeri sull’andamento demografico nel capoluogo. Un indicatore fondamentale per ipotizzare scenari e adottare contromisure. Gli ultimi dati hanno certificato un ulteriore calo, seppur lieve, della popolazione: i residenti, infatti, sono scesi sotto quota 45.000, sulla scia di un trend lento, ma progressivo. E tra le soluzioni che animano il dibattito è rispuntata quella dell’alleanza intercomunale sul modello cooperativo, che sembrava dimenticata.


IL PIANO
È l’idea lanciata dall’associazione degli industriali nel 2018. Dare vita, cioè, all’”Unione del Frusinate” aggregando, in una federazione, il capoluogo e sette centri contigui in nome della gestione integrata dei servizi, dai rifiuti alla viabilità, dai trasporti alla manutenzione.

Un disegno ambizioso. In sostanza si tratterebbe di realizzare un’area vasta di valenza metropolitana di 153mila abitanti. Una sorta di grande city, dunque, con tanti obiettivi annunciati: essere più competitivi e attrattivi, assumere maggior peso politico e territoriale, migliorare le prestazioni in favore dei cittadini ottimizzando l’impiego di risorse, programmare azioni strategiche di sviluppo calibrate sull’intero comprensorio e, infine, aprire un varco per l’accesso diretto ai fondi europei proprio in ragione della nuova densità abitativa del “Grande capoluogo”, che diventerebbe un ente locale di secondo livello.

La bozza del progetto prevede il coinvolgimento di otto Comuni: Frosinone, Ferentino, Alatri, Ceccano, Veroli, Patrica, Supino e Torrice. Tra incontri, appelli, richieste per l’istituzione di un comitato promotore e di una consulta, finora soltanto Frosinone e Supino hanno aderito con tanto di deliberazione. L’hanno fatto da tempo. Poi, cogliendone le potenzialità, nel 2019 si è inserita Arnara che, con un atto di Giunta, si è dichiarata disponibile a far parte dell’Unione. Gli altri, invece, hanno temporeggiato: chi per valutare meglio il piano, pur ritenendolo interessante, e chi in attesa di eventuali evoluzioni perché non convinti del tutto. Poi sono seguiti mesi di silenzio. Di città metropolitana non se n’è più parlato. Ora la nuova spinta è arrivata dal consigliere comunale del Pd Angelo Pizzutelli. Ha rilanciato l’idea del “Grande capoluogo” dopo l’ulteriore discesa della curva demografica del capoluogo. «È l’unico vero contrasto allo spopolamento» ha sottolineato.

IL PUNTO FERMO DI OTTAVIANI
Di “Unione del Frusinate” è tornato a parlare anche il sindaco del capoluogo, Nicola Ottaviani, spiegando anche perché l’iter si è arenato. «Il progetto - ha affermato - è ancora in piedi, ma si è fermato per mancanza di risorse. Nel senso che servono fondi per avviare uno studio preliminare su una serie di aspetti di carattere generale e anche sulla situazione finanziaria dei Comuni coinvolti. È un passaggio fondamentale per la gestione associata dei servizi. Questo per evitare, ad esempio, che chi ha i conti in sicurezza possa risentire di eventuali contesti di indebitamento di altri. Faccio un altro esempio: per appaltare e gestire insieme la raccolta dei rifiuti, bisogna prima condurre un’analisi anche sulle singole percentuali di differenziata. Come in una startup - aggiunge Ottaviani - nella fase di partenza è necessario un sostegno economico da parte della Regione o del Ministero: in sostanza vanno prima finanziate una serie di attività iniziali propedeutiche al piano, altrimenti si rischia di compiere un salto nel buio. E per fare questo lavoro servono esperti. Questa esigenza l’avevamo manifestata a Unindustria e alla Regione, ma non abbiamo avuto riscontri».

Poi il sindaco conclude: «Per noi il piano intercomunale resta valido e per cercare di imprimere un’accelerazione chiederemo di nuovo che venga finanziato uno studio preventivo».

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