Automotive, nel Cassinate in cinque anni persi mille posti di lavoro

Automotive, nel Cassinate in cinque anni persi mille posti di lavoro
di Alberto Simone
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Mercoledì 2 Novembre 2022, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 10:14


Un sms di poche righe sul cellulare: «Il tuo contratto cessa, ci aggiorniamo». È così che 532 operai interinali dello stabilimento Fca di Cassino hanno appreso, il 31 ottobre del 2017, che dal giorno successivo non si sarebbero più recati in fabbrica. Non se l'aspettavano, le premesse erano ben altre e risalivano esattamente all'anno prima, quando l'allora premier Matteo Renzi e l'amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne avevano annunciato 1.800 nuove assunzioni per lo stabilimento di Cassino entro il 2018.

Per questo motivo nel 2017 Fca aveva provveduto ad assumere i primi 800 interinali.

A distanza di 5 anni ne restano solo 300, stabilizzati e contrattualizzati nel mese di gennaio 2018. Delle 1.800 assunzioni promesse, 1.000 non si sono mai realizzate, per 532 giovani è stato ancora peggio: sono stati illusi, per pochi mesi, nel corso del 2017 di avere un futuro roseo nello stabilimento. Poi, il 31 ottobre di quell'anno, quel messaggio che sembrava uno scherzetto di Halloween ma invece era la dura realtà. l 2 novembre i sindacati si precipitarono in assemblea. Venne siglata un'intesa con l'azienda: non appena ci sarà la nuova possibilità di assumere, i 532 interinali mandati a casa dovranno avere la priorità. Questo prevedeva l'accordo. Intanto la Fiom-Cgil protestava fuori dai cancelli per portare alla luce la crisi che si stava prospettando. Ma nemmeno i più pessimisti potevano immaginare che, trascorsi cinque anni, non si fosse più aperta una possibilità di assumere. Ora è evidente: il 31 ottobre del 2017 non fu una semplice battuta d'arresto. Fu l'inizio della discesa.

La pandemia prima, il conflitto bellico nell'Est Europa poi, non hanno fatto altro che aggravare la situazione.
Sono oltre mille i giovani che in questi 5 anni hanno perso non solo il posto di lavoro, ma una speranza di un futuro stabile. Oltre ai 532 estromessi da Fca, altrettanti sono i lavoratori precari dell'indotto Stellantis che non hanno avuto più la possibilità di vedersi rinnovare il contratto nelle aziende della componentistica. Ad oggi l'unica fabbrica ancora in buona salute dove i lavoratori precari non hanno pagato il prezzo più alto, quello del licenziamento, è la Tiberina.

LA SKF
Anche la SkF, che pure non lavora solo per Stellantis, nell'annunciare una settimana di cassa integrazione dal 21 al 27 novembre ha fatto sapere che i contratti in somministrazione ancora in essere non verranno rinnovati alla scadenza. Così come non c'è stato nessun turn over in Fca, passata da quasi 4.500 dipendenti agli attuali 3.000. Rosa D'Emilio, responsabile dell'indotto della Fiom-Cgil lascia intendere che non è finita qui: «Da giorni arrivano continue richieste di cassa integrazione fino a gennaio 2023, iniziano a farne richiesta anche alcune attività che fino ad ora non avevano fatto ricorso agli ammortizzatori sociali». Preoccupazione esprime anche il segretario della Fim-Cisl Mirko Marsella: «Il prezzo più alto è stato finora pagato dagli interinali perché è evidente che i lavoratori precari vengono chiamati solo quando c'è necessità di maggiore produzione».

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