Valle del Sacco, il risanamento ambientale resta un miraggio tre anni dopo l'Accordo Regione-Ministero

Valle del Sacco, il risanamento ambientale resta un miraggio tre anni dopo l'Accordo Regione-Ministero
di Pierfederico Pernarella
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Mercoledì 9 Marzo 2022, 09:09 - Ultimo aggiornamento: 15:19

Tre anni dopo resta ancora al palo l'avvio del risanamento l'attuazione ambientale della Valle Sacco. Era il 7 marzo del 2019. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e l'ex ministro all'ambiente (ora transizione ecologica), Sergio Costa, presso la Prefettura di Frosinone, firmarono l'Accordo di programma per il Sito d'interesse nazionale: interventi di messa in sicurezza dei siti contaminati, analisi delle matrici ambientali (suolo, sottosuolo e acque) e studio dello stato di salute della popolazione. Sul piatto circa 53 milioni di euro.

Fu definito un «momento storico». E al netto di esagerazioni o frasi di circostanza, in realtà quello era stato un punto di svolta. Un segnale dopo l'impasse di fronte ad un'emergenza ambientale che era iniziata "solo" una decina di anni prima. «Questa volta i tempi saranno celeri», si disse.

Fine degli interventi entro il 2023 secondo cronoprogramma. L'ex ministro Costa aggiunse: «I primi risultati si cominceranno a vedere già nei prossimi 6 mesi».

I PRIMI INTERVENTI

Nel frattempo sono passati tre anni. Di mezzo ci sono  stati una pandemia e qualche imprevisto giudiziario che ha determinato l'allontanamento di chi era stato indicato a gestire gli interventi (l'ex direttore regionale Flaminia Tosini). Fattori che hanno rallentato, ma le cause dei ritardi forse vanno ricercate altrove. Nei pochi funzionari, un paio o poco più, che devono occuparsi di procedure complesse. Un'impresa titanica. La recente nomina di un commissario, il dottor Lino Bonsignore, basterà a superare questi problemi senza un ufficio dedicato solo al Sin Bacino del Fiume Sacco?

Finora, a parte l'enorme mole di carte propedeutiche agli interventi, sul campo sono stati effettuati solo i campionamenti, a cura di Arpa e Asl, dei pozzi nei pressi dei fiumi Sacco e Liri. Eccezione che però conferma la regola. Le analisi sarebbero dovute partire a settembre, ma poi tutto è slittato all'inizio di quest'anno. Così come si sono allungati i tempi per il campionamento dei terreni ripariali, quelli che si trovano lungo gli argini del fiume Sacco. Aree che, a causa della potenziale contaminazione (mai certificata), dal 2008 sono interdette a qualsiasi uso. La Regione in questo caso ha deciso di affidarsi a operatori privati. L'assegnazione dell'appalto dovrebbe essere avvenuta.

LA TRASPARENZA

Purtroppo si deve utilizzare il condizionale. Finora, contrariamente a quanto avvenuto per tutti gli altri Sin d'Italia, non è stato mai pubblicata una relazione sullo stato di avanzamento di quello del Bacino del Fiume Sacco. Non solo. Nel comitato di controllo, che si riunisce ogni sei mesi per fare il punto della situazione, non c'è un rappresentante dei Comuni né tanto meno delle associazioni che pure, nella storia del Sin, hanno avuto un ruolo non secondario. Il presidente Zingaretti, il giorno della firma dell'accordo, parlò di «partecipazione del territorio» e di un sito web che avrebbe permesso a «tutti di sapere in diretta qual è lo stato delle procedure di gara».

I SITI CONTAMINATI

Tre anni dopo, i Comuni non sanno ancora se siano stati affidati gli interventi di progettazione per la messa in sicurezza dei siti che ricadono nel loro territorio. L'iter dovrebbe essere stato concluso per i primi 4 dei 9 siti contaminati (vedi nel box): Ferentino, Paliano e due a Ceprano. E siamo solo all'inizio. Una volta pronte, le progettazioni dovranno passare al vaglio della Conferenza di servizi che fa capo al Ministero.

Approvate le progettazioni, si potrà indire la gara d'appalto (si procederà per lotti, quindi con più interventi in unico appalto) e quindi affidare i lavori. Ci vorranno mesi, se tutto andrà bene. Per tutti gli altri siti, compresa l'ex discarica di via Le Lame di Frosinone, invece si deve ancora procedere alla caratterizzazione (l'esame delle condizioni ambientali dei siti).

I siti che rientrano nell’Accordo, con le relative somme stanziate, sono i seguenti: la ex Olivieri (4,3 milioni); ex Europress (1,1 milioni) e ex Cartiera Vita Mayer (793.670 euro) di  Ceprano; l’ex discarica di via Le Lame a Frosinone (2,5 milioni). Poi ci sono tre siti a  Ceccano: l’ex Snia BPD Bosco Faito (1,3 milioni); un milione per l’ex Annunziata e 972mila euro per l’ex cava Anime Sante. Infine sono stati previsti 1,4 milioni per l’ex Cartiera di Ferentino e 561mila euro per i Ponti della Selva di Paliano.

E con il passare del tempo si pone anche un altro problema: quello finanziario. I costi per ogni singolo intervento, stimati tre anni fa, oggi non sono più realistici tra caro energia e adeguamento dei prezzi delle materie prime. Ma questo è ancora l'ultimo dei problemi. Perché, se ora non si corre, c'è il rischio di perdere anche i soldi che già ci sono.
 

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