Indagato per violenza sessuale in una casa famiglia, ma lei si era inventato tutto per tornare dalla madre

Indagato per violenza sessuale in una casa famiglia, ma lei si era inventato tutto per tornare dalla madre
di Marina Mingarelli
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Mercoledì 8 Giugno 2022, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 15:22

Si era inventata tutto soltanto perché voleva tornare a casa sua. Ilenia (il nome è di fantasia) aveva 15 anni quando accusò un operatore di una Casa famiglia di Isola Liri di 39 anni di averla violentata. Ma aveva mentito, non era vero nulla, quell'uomo non l'aveva mai sfiorata nemmeno con un dito. La verità è venuta fuori dopo circa tre anni nel corso dell'incidente probatorio. L'adolescente è crollata ed ha confessato davanti al magistrato inquirente di essersi inventata la storia dello stupro soltanto perché sperava che in quel modo avrebbe potuto fare ritorno a casa.

I fatti risalgono al 2019, quando Ilenia che viveva con la madre, era stata allontanata perché la donna, che stava vivendo una grave situazione economica, non era in grado di poter mantenere la figlia.

Da qui la decisione delle istituzioni di collocare la quindicenne in una casa famiglia nella provincia di Frosinone. Ma a Ilenia non importava vivere nell'indigenza, non importava se la madre non potesse mettere insieme il pranzo con la cena, lei voleva stare a casa sua e vivere accanto alla sua mamma.

Così dopo alcuni mesi che si trovava ospite in quella struttura ha pensato di inventarsi la storia dell'abuso sessuale. Per rendere più credibile tutto si era confidata con una amichetta sua coetanea, anche lei ospite della casa famiglia. Alla ragazzina aveva confessato quello che l'operatore la costringeva a fare quando la sera le dava appuntamento nel giardino o in uno scantinato dell'edificio. Secondo quanto raccontato dall'adolescente, quell'uomo che nella vita di tutti i giorni si mostrava sempre affabile e gentile, lontano dagli sguardi indiscreti la obbligava a toccarlo nelle zone intime ed a consumare rapporti sessuali orali.

L'indagato, difeso dall'avvocato Enrico Pavia, dal canto suo aveva sempre respinto con forza tutte le accuse sostenendo che quello che aveva affermato la ragazzina erano soltanto bugie che avevano come unica motivazione quella di poter abbandonare la struttura ed essere riaffidata alla famiglia E c'era anche riuscita nell'intento perché, dopo la denuncia, Ilenia era tornata a casa dalla madre. Per l'operatore sociale invece, con l'iscrizione sul registro degli indagati, era iniziato il calvario giudiziario e umano, considerano l'accusa così grave. Per fortuna nel corso dell'incidente probatorio la ragazzina, che inizialmente aveva continuato a sostenere di essere stata violentata dall'operatore, è crollata ed ha confessato la verità.

A questo punto il giudice ha archiviato il caso. Purtroppo non è la prima volta che i ragazzini ospiti di queste strutture inventino maltrattamenti ed abusi per poter ritornare nelle loro case. La dirigente di una casa famiglia situata nella provincia di Frosinone ha fatto mettere a proprie spese le telecamere in ogni angolo della struttura. A suo dire questo è l'unico modo che hanno gli operanti di difendersi dal rischio di denunce infondate.
 

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