Inchiesta sul bando di gara a Cassino, indagato anche l'ex assessore Leone

Inchiesta sul bando di gara a Cassino, indagato anche l'ex assessore Leone
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Giovedì 9 Gennaio 2020, 15:28
Inchiesta sul bando di gara, redatto dal Comune di Cassino nel 2017, per il progetto Città femminile, comunità plurale: salgono ad otto gli indagati a vario titolo per turbativa d'asta e truffa.
A finire nell'inchiesta ora ci sono anche l'ex assessore comunale ai servizi sociali Benedetto Leone e i tecnici Paolo Mallozzi e Sara D'Aliesio.
I tre si aggiungono ai primi cinque già finiti nell'inchiesta, vale a dire: l'ex vice sindaco Carmelo Geremia Palombo, il dirigente del settore Servizi Sociali del Comune di Cassino Aldo Matera, l'ex segretario comunale Lorenzo Norcia, l'imprenditore Raffaele Valente e sua moglie Maria Rosaria Golino.
Tutti , a fine novembre scorso, erano stati raggiunti da un avviso di conclusione delle indagini preliminari, ma in queste settimane ci sono stati altri accertamenti di natura documentale da parte degli agenti della squadra informativa del commissariato di Cassino, sotto il coordinamento del pm Alfredo Mattei, che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati dell'ex assessore Leone e dei due tecnici.
Il progetto Città femminile, comunità plurale (finanziato dalla Regione Lazio e dal Comune di Cassino per un importo di circa 50mila euro, la cui erogazione non è andata oltre i 30mila euro proprio a causa delle indagini) prevedeva la realizzazione di corsi nelle scuole di Cassino per prevenire la violenza di genere.
Un progetto dall'alto valore sociale, ma per la Procura gli imprenditori Valente e Golino, titolari della ditta «Format» che si occupa di formazione extra scolastica, si sarebbero aggiudicati il progetto, finanziato dalla Regione Lazio, con la complicità degli amministratori comunali.
«Il bando - avevano spiegato gli investigatori - era marcatamente delineato e perfettamente coincidente con i requisiti dell'impresa da favorire la Format. Era altrettanto vincolante per le altre ditte, tanto che gli unici a rispondere alla gara d'appalto sono stati propri gli indagati».
In sostanza sarebbe state invitate sei ditte, cinque delle quali, però, non avrebbero avuto titolo per l'assegnazione, per cui l'unica legittimata era la «Format», alla quale viene contestato alla fine di aver percepito circa 29 mila euro.
Nel giro di qualche settimana i tre nuovi indagati, come avvenuto per i primi cinque, saranno ascoltati dagli inquirenti, per chiarire la loro posizione.
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