Inchiesta sul Cosilam, spuntano messaggi di chat compromettenti

Il pubblico ministero Alfredo Mattei
di Vincenzo Caramadre
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Sabato 1 Maggio 2021, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 18:43

Chat per accordarsi nella nomina del direttore generale del Cosilam nel 2016: tre i messaggi incriminati.
La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio e il fascicolo è nelle mani del Gup del Tribunale di Cassino. Proprio in questa sede stanno emergendo i particolari dell'indagine portata avanti dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia sotto il coordinamento dalla Procura di Cassino, nella persona del sostituto procuratore Alfredo Mattei.

A finire nelle maglie dell'indagine è stato l'ex Consiglio di Amministrazione del Cosilam composto dall'allora presidente Pietro Zola (difeso dall'avvocato Sandro Salera), dall'ex vice presiedente Francesco Mosillo (difeso dal professor Antonio Fiorella e dall'avvocato Gianrico Ranaldi) e dall'ex consigliere Umberto Satini (difeso dall'avvocato Ermete Grossi).

Tutti rispondono di Turbata libertà nella scelta del contraente.

Stesso reato contestato all'ex presidente del consiglio regionale del Lazio, Mario Abbruzzese (difeso dall'avvocato Sandro Salera) il quale, per la Procura, avrebbe avuto un ruolo di raccordo e garanzia per la buona riuscita dell'accordo con Annalisa D'Aguanno beneficiaria del presunto patto preventivo (difesa dagli avvocati Piero D'Orio e Armando Pacione). Incarico che D'Aguanno ha ricoperto dal 2016 al 2019.

Ora tutta la questione ruota attorno ai messaggi estrapolati (con regolare copia forense), dagli smartphone di alcuni degli indagati che, per il Pm Mattei, hanno un particolare peso investigativo. In pratica i messaggi paleserebbero l'accordo preventivo per nominare l'avvocato Annalisa D'Aguanno, ex Consigliere regionale, alla direzione del Cosilam.

Nel dettaglio: due messaggi sono stati scambiati tra Abbruzzese e D'Aguanno e un terzo tra Abbruzzese e Satini.
Il messaggio tra Satini e Abbruzzese, se pur non esplicitamente, metterebbe in luce l'accordo per arrivare alla nomina della D'Aguanno. Gi altri due messaggi, tra Abbruzzese e D'Aguanno, invece, sarebbero per lo più organizzativi del presunto patto. Questo nella visione della Procura.

Ma le difese già si sono dette pronte a smontare pezzo per pezzo il puzzle dell'accusa, dimostrando il contrario una volta acquisito tutto il materiale contenuto nella copia forense. Ma per le difese degli imputati c'è una questione di diritti molto importante.

Proprio nel corso dell'udienza preliminare hanno sollevato la questione legata all'utilizzo di tutto il materiale rintracciato negli smartphone degli indagati, il Pm, però, si è opposto per garantire la privacy di ciascuno mettendo a disposizione delle parti solo i tre messaggi incriminati. Il fine delle difese, evidentemente, è quello di avere tutti file estrapolati nella copia forense e nella quale scovare, eventualmente, elementi a discolpa e quindi esercitare appieno il diritto di difesa. Sulla questione deciderà il Gup.

L'inchiesta, come noto, nasce dall'esposto presentato dall'avvocato Michele Nardone (assistito dall'avvocato Paolo De Rubeis), escluso dalla selezione e ora parte civile nell'udienza preliminare. La prossima udienza è in calendario per 27 maggio prossimo.
 

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