Depuratore, i fanghi smaltiti illegalmente. Il responsabile dell'impanto disse: «Mi volete fare arrestare»

Depuratore, i fanghi smaltiti illegalmente. Il responsabile dell'impanto disse: «Mi volete fare arrestare»
di Pierfederico Pernarella
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Venerdì 13 Maggio 2022, 09:03 - Ultimo aggiornamento: 09:04

I responsabili del depuratore erano consapevoli che stavano rischiando grosso sul piano penale. Tant'è che uno di loro, intercettato mentre si confronta con una collega, dice chiaramente: «Ma mi volete fare arrestare a me». A parlare è Amedeo Rota, 51 anni, di Pofi, responsabile degli impianti Asi gestiti dalla società AeA. Timori i suoi che si sono riveleranno profetici. Proprio per Rota il Gip di Roma ha disposto una delle misure cautelari, ai domiciliari. L'altra, in carcere, per Roberto Orasi, 52 anni, responsabile dell'area tecnica della società AeA.

Stando alle indagini del nucleo investigativo dei carabinieri forestali di Frosinone, agli ordini del comandante Vitantonio Masi, le maggiori criticità del depuratore di Ceccano riguardano la gestione dei fanghi.

Ad occuparsene dovrebbe essere la società Navarra che però, scrive il Gip, «effettuava pochi carichi rispetto al fabbisogno di smaltimento, causando accumuli di rifiuto e addirittura interventi da parte del Rota sull'impianto per generare meno fanghi possibile da smaltire». Il problema a quanto pare sarebbero i soldi. La AeA non salda regolarmente il dovuto.

Ad un certo punto però, ricostruisce il Gip, «interviene Orasi che si accorda con Navarra Rosettano per uno nuovo metodo di smaltimento dei fanghi: questi non vengono più portati negli impianti di Navarra, ma vengono direttamente smaltiti presso la discarica Ecofor Service di Pontedera». In altre parole, secondo le accuse, la società (Navarra), incaricata dalla AeA per trattare presso i propri impianti i fanghi industriali, si sarebbe limitata a fungere da operatore per il trasporto, sebbene venisse pagata per servizi più complessi e onerosi.

Il nuovo metodo, prosegue il Gip, «non solo consente la continuità dei ritiri del rifiuto, ma soprattutto un risparmio di spesa per la AeA quantificato in 600 euro a carico». I tecnici dell'impianto sanno che quel sistema non è regolare. Uno di loro lo definisce «fuorilegge» e consiglia a Rota di mettere in chiaro le cose con chi (Roberto Orasi, secondo l'accusa), ha preso la decisione. Lo stesso Rota si rende conto dei guai che potrebbe correre: «Stiamo a risparmiare, si ma stiamo a risparmiare con il c...o mio». Senza contare che, oltre al presunto illegale sistema di smaltimento, i cassoni che contengono i fanghi vengono lasciati nel piazzale senza copertura anche quando piove, facendo aumentare i costi di smaltimento perché si riempiono d'acqua e pesano di più.

Pur essendo tutti consapevoli delle irregolarità, scrive il Gip, nessuno si oppone a quel modo di fare. Un copione già visto per l'altro depuratore, quello del Cosilam di Villa Santa Lucia, gestito dalla società AeA e ora affidato ad un amministratore giudiziario.

L'inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma (competente per il reato di traffico illecito di rifiuti), oltre ai due arresti ha portato al sequestro dell'impianto di depurazione consortile di Ceccano e di 4 società, un totale di 14 indagati. Le accuse vanno, a vario titolo, dal traffico illecito di rifiuti all'inquinamento inquinamento ambientale.
 

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