In Ucraina per salvare figlia e nipote, il viaggio di Tonino Rocca: «Donne e bambini al freddo»

La fiaccolata di pace che c'è stata a Pontecorvo
di Vincenzo Caramadre
3 Minuti di Lettura
Sabato 5 Marzo 2022, 07:44 - Ultimo aggiornamento: 08:52

Quattromila chilometri, un viaggio fatto di speranza, ma anche e soprattutto di paura per riportare in Italia la famiglia di sua figlia in fuga dai bombardamenti su Kiev. È la storia che tocca da vicino la Ciociaria.

Una storia di guerra improvvisa, di disperazione e di distacchi. Il protagonista è Tonino Rocca di Pontecorvo (noto per la storica l’attività di famiglia che vende arredamenti), che in auto ha percorso quasi 4 mila chilometri, da Pontecorvo fino a Leopoli, per mettere in salvo sua figlia Alice, suo genero e la piccola nipotina Apollonia di appena 15 mesi. La sua testimonianza è arrivata giovedì sera in piazza a Pontecorvo, durante un’iniziativa per la pace.

La coppia vive al centro di Kiev dal 2016, da quando si è sposata, Alice e la piccola sono cittadine italiane, il genero invece ha in corso le pratiche di cittadinanza.

Non appena sono cominciati a piovere missili sul centro della capitale Ucraina, dove c’è il loro appartamento, si sono spostati verso le campagne, poi la decisione di scappare e la chiamata in Italia a Tonino per il viaggio della speranza. Lui in poche ora ha organizzato il viaggio ed è partito in compagnia di un amico.

LA TESTIMONIANZA

«Sono partito poche ore dopo i bombardamenti, ho guidato, senza soste e con le taniche di carburante in auto, per quasi 2 mila chilometri in compagnia di un mio amico. Quello che ho visto è stato scioccante. Donne e bambini in fuga sotto la neve e il ghiaccio», ha raccontato. Il viaggio, però, ha segnato un doloroso distacco tra il genero e la sua famiglia.

«Entrato in Ucraina dalla frontiera ungherese - ha aggiunto - ho trovato una fila di auto e mezzi in uscita di 700 chilometri, per cui individuare mia figlia assieme alla sua famiglia non è stato semplice. In una stazione di servizio mi sono attaccato alla linea wi-fi e ho chiamato mio genero. 

Una volta ricongiunti ci siamo abbracciati, però c’è stata una brutta sorpresa alla dogana, mio genero che ancora non ha il passaporto italiano non è stato lasciato libero di attraversarla. Con i fucili spianati gli è stato ordinato di tornare, con mezzi di fortuna, indietro. Sono stati momenti dolorosi, mia figlia e mia nipote non volevano lasciarlo. Con le lacrime agli occhi siamo ripartiti verso l’Italia. Ora siamo preoccupati per lui, al pari di molti altri professionisti, è un obiettivo sensibile per i russi essendo il rappresentante di una società americana che si occupa di progetti umanitari». Ora l’uomo si trova nel suo paese, combatte, come tanti altri, per garantire la democrazia in Ucraina.

IL RICONGIUNGIMENTO

«Lo sentiamo telefonicamente. Lì si combatte casa per casa. La gente è tutta armata contro i russi. Nessuno è al sicuro”, dice con la voce rotta dall’emozione. 

Ora Tonino si sta battendo per concludere al più presto le pratiche di cittadinanza italiana per il marito di sua figlia e dice: «Mia figlia è mia nipote hanno il passaporto italiano, la sua pratica è in via di conclusione. Il presidente Draghi ha detto chiaramente che bisogna favorire i ricongiungimenti ora ci appelleremo alla prefettura di Frosinone affinché questo si verifiche al più presto». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA