«I Bianchi non hanno ucciso Willy», domani inizia il processo d'appello

La lettura della sentenza di primo grado
di Giovanni Del Giaccio
4 Minuti di Lettura
Lunedì 27 Marzo 2023, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 14:25

 Non sono stati loro e vanno assolti. Al massimo si può contestare l'omicidio preterintenzionale e non quello volontario. Si basa su questi due pilastri la difesa dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi, condannati all'ergastolo in primo grado per aver ucciso Willy Monteiro Duarte, il giovane cuoco di Paliano barbaramente assassinato a Colleferro nel settembre del 2020. Tra i numerosi motivi di impugnazione della sentenza emessa dalla Corte d'assise di Frosinone, sulla quale da domani - 28 marzo - si discuterà in appello a Roma.

LA SENTENZA

I Bianchi sono stati condannati all'ergastolo perché, in concorso con Mario Pincarelli e Francesco Belleggia - ai quali sono stati inflitti rispettivamente 21 e 23 anni - avrebbero colpito Willy violentemente con pugni e calci al capo, al collo, al torace e all'addome, anche quando la vittima si trovava a terra, priva di sensi e non in grado di opporre difesa. Di più, i fratelli Bianchi praticando l'arte marziale nota come Mma sapevano perfettamente di poter infierire con colpi mortali. Nelle motivazioni di primo grado i giudici non hanno avuto dubbi sulla intenzionalità di uccidere da parte dei fratelli di Artena.
I difensori, che i Bianchi hanno cambiato rispetto al primo processo, sono di tutt'altro avviso.

Anzitutto le testimonianze raccolte - comprese quelle degli amici dei fratelli che di fatto li hanno "incastrati" ulteriormente - sarebbero contraddittorie e poco attendibili, perché quella sera i ragazzi erano ubriachi. In aula no, evidentemente, ma per gli avvocati i giovani non potevano ricordare bene l'accaduto proprio per aver alzato il gomito in quella occasione. Per i difensori, soprattutto, non c'è chiarezza su quale sia il colpo mortale. Anche per questo motivo i difensori avevano chiesto e ottenuto di rivalutare i "vetrini" con il materiale biologico raccolti durante l'autopsia. Di più, a detta degli avvocati la Corte sarebbe stata influenzata da una sorta di processo mediatico. Non solo, le responsabilità del decesso andrebbero attribuite, eventualmente, agli altri imputati intervenuti in un primo momento. Per Pinciarelli e Bellegia le difese, invece, ribadiscono un ruolo marginale dei propri assistiti.

Video

I MOTIVI

La prima critica mossa dall'avvocato Vanina Zaru - che assiste Marco Bianchi - è ai giudici di primo grado che «partendo da una convinzione assiomatica della responsabilità dell'imputato», hanno «estrapolato da ogni consulenza, da ogni dichiarazione testimoniale e da ogni altro contributo probatorio, solo ed esclusivamente i frammenti che andavano a dar contezza e ragione alla tesi accusatoria». Per gli avvocati Ippolita Naso e Valerio Spigarelli, difensori di Gabriele: «Sotto la spinta di una formidabile pressione della pubblica opinione, le condizioni di parità sostanziale, e non solo formale, tra le parti, così come la terzietà e l'imparzialità dei giudici, sono venute meno». Il loro assistito: «Non ha colpito la vittima e non ne ha cagionato la morte, intervenuta a causa di un colpo al collo che persino la sentenza non gli addebita», si legge nell'atto di appello. Sottolineato, inoltre, come i colpi sferrati non sarebbero vietati dalla pratica del "Mma" e che i due fratelli non erano "armati" dei loro arti per uccidere.
Basterà per farli assolvere o rivedere il capo d'imputazione? Di certo Willy non è morto cadendo da solo ma sotto i colpi inferti a più riprese, in una vera e propria spedizione punitiva.

LA PARTE CIVILE

Lo sottolinea anche l'avvocato che assiste i familiari della vittima nel processo, il quale parla di «fantasiosa ricostruzione». Domenico Marzi ricorda come: «La famiglia da me assistita non gradisce esternare» e rispetto alle posizioni dei suoi colleghi dice: «L'appello di controparte si sofferma per diverse pagine sulla natura mediatica del processo e concordo con la famiglia nel non offrire il minimo contributo ad una così fantasiosa ricostruzione di un efferato, volontario, concorsuale delitto di omicidio». La famiglia di Willy ha sempre mantenuto riserbo e solo di recente la mamma, nel corso di una cerimonia all'alberghiero che il ragazzo aveva frequentato e durante la quale le era stato consegnato il diploma mai ritiraro da Willy, era intervenuta dicendo: «Per fortuna esiste anche una bella gioventù, quella che è qui oggi, siete voi. Grazie».
Giovanni Del Giaccio
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA