Con la cugina e i due egiziani, Gloria Pompili e i suoi figli hanno vissuto insieme, partire dal 2016, in un appartamento di via Saragat e in un alloggio popolare di Corso Lazio. I tre, secondo quanto contesta la Procura, accompagnavano e andavano a riprendere Gloria sull’Asse attrezzato a Frosinone e a Nettuno per farla prostituire e si appropriavano dei soldi. Le violenze, sia morali che fisiche, erano all’ordine del giorno. Le era stato tolto il cellulare in modo che non potesse chiedere aiuto. Veniva aggredita ovunque, nei luoghi pubblici, ma anche in casa, davanti ai suoi figli. Quando non bastavano le mani, veniva picchiata con i bastoni. Purtroppo non era tutto.
La Procura contesta anche le aggressioni ai danni dei suoi figli, di 3 e 5 anni, i quali, si legge nell’avviso di chiusa inchiesta, nell’ottobre del 2016 vengono refertati all’ospedale di Frosinone e «in diverse occasioni, presso l’abitazione di via Saragat a Frosinone, venivano appesi al balcone dopo averli collocati in una cassetta di plastica legata alla ringhiera con il filo di un’antenna».
Un inferno di violenza e degrado che culmina la sera del 23 agosto 2017. Quel giorno, scrive la Procura, Gloria viene pestata in due occasioni: al mattino e poi la sera intorno alle 22 mentre la cugina Loide Del Prete e Salem Mohamed Saad la stanno riportando a Frosinone dopo averla fatta prostituire a Nettuno. In auto ci sono anche i due figli. Gloria muore per le lesioni causate dalle botte ripetute. L’autopsia accerta gravi lesioni al capo, la frattura di quattro costole, la rottura della milza.
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