Roma perde abitanti a favore di altri Comuni del Lazio, ma la Ciociaria non è un'alternativa

Roma perde abitanti a favore di altri Comuni del Lazio, ma la Ciociaria non è un'alternativa
di Pierfederico Pernarella
3 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Maggio 2021, 15:54 - Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 19:11

Nell'ultimo triennio Roma ha perso oltre 36 mila abitanti, un Comune grande come Cassino, e quasi il 70% (24.484) soltanto nel 2020. Nell'anno del Covid, insomma, c'è stata una vera e propria fuga dalla Capitale, complice soprattutto l'ampio ricorso allo smart working.

Emorragia di residenti di cui in parte hanno beneficiato i Comuni limitrofi, quelli dei Castelli romani e alcune località del litorale del Lazio nord. Ma la fuga nei borghi è andata anche oltre: verso la provincia di Latina, verso Viterbo e l'Umbria. E la provincia di Frosinone? Resta a guardare, con qualche timida eccezione. Eppure le buone intenzioni non sono mancate. Peccato che siano rimaste tali.

IL CONSORZIO ALTA VELOCITÀ

Quando lo scorso anno vennero istituite le fermate Tav nella stazione del capoluogo, il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani lanciò il progetto del Consorzio Alta Velocità con l'obiettivo di attirare i cittadini della Capitale.

Obiettivo che oggi non sembra nemmeno lontanamente raggiungibile. Anche perché il progetto del Consorzio, per restare in tema, è finito su un binario morto.

CALO DEMOGRAFICO

Procedono invece a passo spedito i numeri sullo spopolamento. La provincia di Frosinone a fine 2020 conta 473.467 abitanti: 3.517 in meno rispetto al gennaio dello stesso anno. Colpa delle poche nascite (3.164), quasi la metà dei morti (5.953), ma anche dello scarso ricambio migratorio, anche questo negativo: chi se ne va è sempre di più di chi viene. La differenza, per la precisione, è di 3mila abitanti in meno.

E se l'emergenza Covid, stando ai dati Istat e alle previsioni degli analisti, dovrebbe aggravare i numeri di denatalità e mortalità, per un verso opposto potrebbe favorire quelli sui movimenti migratori in uscita soprattutto dalla Capitale.

LE PICCOLE ECCEZIONI

È ancora presto per definire i contorni precisi di questo fenomeno, ma intanto le eccezioni della Ciociaria sembrano confermarlo. Sono infatti alcuni dei Comuni più prossimi alla Capitale gli unici in tutta la provincia a registrare un saldo demografico positivo: Serrone (+26), Acuto (+15), Guarcino (+12), Trevi nel Lazio (+7). Tra i soli altri da segnalare ci sono Torrice (+4) e Villa Santa Lucia (+2).
Bilancio positivo dovuto al fatto che soltanto in questi Comuni il ricambio migratorio ha mostrato dei minimi segni di vitalità: Serrone (+44), Acuto (+ 30), Guarcino (+20), Trevi nel Lazio (+6).

Si tratta di numeri irrisori, ma che fanno la differenza rispetto al marasma demografico generale. Andiamo a guardare cosa accade negli altri Comuni, più grandi, che si trovano più vicino a Roma, serviti da autostrada e linea ferroviaria.

Paliano (il Comune ciociaro più prossimo a Roma) in un anno ha perso 53 abitanti e la differenza tra iscritti e cancellati all'anagrafe fa meno 35. Anagni ha chiuso il 2020 con meno 74 abitanti, Fiuggi con meno 140, Ferentino meno 156, Frosinone meno 332. Anche in questi casi, oltre alla denatalità, ha pesato un ricambio migratorio di segno negativo.

LO SMART WORKING

Serrone deve la sua piccola crescita alla fuga da Roma? «Sono numeri che andrebbero approfonditi - commenta il sindaco di Serrone Giancarlo Proietto - Quello che posso dire è che abbiamo fatto una bella pulizia all'anagrafe cancellando le residenze fittizie, ma dall'altro negli anni abbiamo messo in campo anche una serie di azioni per attirare nuovi residenti. Dopo Paliano siamo il comune più vicino a Roma, ma da noi il mercato immobiliare ha prezzi più convenienti. Inoltre noi da tempi non sospetti abbiamo affrontato il tema della smart working. Organizzammo un convegno nel maggio 2019, sembrava un futuro lontano, oggi è realtà».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA