Frosinone, "I soldi della bonifica
della Valle del Sacco utilizzati per auto
e consulenze" Il Ministero
bacchetta Arpa e Regione Lazio

Il Fiume Sacco nei pressi dell'ex saponificio Annunziata a Ceccano
di DENISE COMPAGNONE
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Martedì 19 Agosto 2014, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 18:27


I fondi per la bonifica della valle del Sacco? Usati per l’acquisto di quattro autovetture e per contratti di collaborazione. Lo studio effettuato? Sommario e superficiale, tanto che “lo stesso risultato, senza impegnare risorse, si poteva raggiungere attraverso l’analisi dei dati delle Camere di commercio di Roma e Frosinone”. È quanto contesta il Ministero dell’Ambiente all’Arpa Lazio e alla Regione. La missiva, datata 4 agosto, a firma del direttore generale Maurizio Pernice, è durissima. Vi si contestano le modalità di utilizzo dei fondi stanziati per il Sito di interesse nazionale “Territorio del Bacino del Fiume Sacco” in base a una convenzione stipulata il 31 ottobre 2008 tra Ministero, Regione ed Arpa Lazio, e si comunica il rifiuto ad erogare la quarta tranche del finanziamento, 300.000 euro. Fu l’accordo quadro, quello del 2008, con cui il Ministero stanziava 4,5 milioni di euro, di cui 1,5 destinati all’Arpa, in qualità di soggetto attuatore per le attività di sub-perimetrazione del SIN. E quindi: “Validazione delle aree potenzialmente inquinate all’interno del perimetro provvisorio del sito da sottoporre ad interventi di messa in sicurezza d’emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale”. Nello specifico l’Agenzia doveva: nei primi 10 mesi realizzare la sub-perimetrazione, ovvero validare le aree già perimetrate e individuare quelle potenzialmente inquinate nei comuni che non avevano fornito indicazioni all’atto della perimetrazione, (600.000 euro per questo); nei secondi 14 mesi individuare le attività di messa in sicurezza e stilare i piani di indagine finalizzati alla caratterizzazione (900.000 euro). Totale: 1,5 milioni di euro, appunto, divisi in quattro tranche di cui tre ad oggi già erogate (pari a 1,2 milioni di euro). Ma la rendicontazione delle spese non ha convinto i funzionari del Ministero. Il risultato? “Le risorse non ancora trasferite – si legge a pagina 6 -, pari a 300.000 euro, allo stato degli atti non possono essere liquidate”. Esempi di spese dubbie? I 69.743 euro spesi nel 2009 per quattro Fiat Sedici. Un acquisto mai chiarito fino in fondo (le risposte di Arpa e Regione “non hanno consentito la positiva definizione della questione”). Le criticità attengono anche alla sfera tecnica. L’Agenzia ha individuato un elenco di 350 aree critiche (tra siti industriali dismessi, ex discariche, ecc), di cui 112 in provincia di Roma e 238 in Ciociaria. Poi, dopo aver chiesto un anno di proroga, ha trasmesso al Ministero cinque piani di caratterizzazione, tre per Roma e due per Frosinone (ex discariche Monte Calvario ad Acuto e Valle Cupa a Ceprano). Il Ministero ha sollevato obiezioni anche su questo. Spiccano alcuni punti: “Si rileva come l’attività svolta sia basata sull’analisi della sola documentazione presente presso uffici comunali, compilazione di schede di sintesi, sopralluoghi (spesso senza accedere all’interno del sito industriale), validazione delle schede e inserimento del database. Per tali attività l’Arpa ha acquisito personale, automezzi e strumentazione. Ma sarebbe importante rilevare, al di là del numero dei tecnici laureati (12), quante ore uomo sono state impegnate per le attività in convenzione ed eseguire una verifica di congruenza tra l’impegno del personale e la resa delle attività”. Anche l’attività di individuazione dei siti risulta superficiale (si legge ad esempio: “Dire che la maggiore situazione di rischio è costituita dall’attività industriale senza il supporto di dati analitici è una valutazione ovvia che può essere utilizzata per avviare lo studio, non per concluderlo”), tanto che Pernice afferma che: “Tale risultato, senza impegnare risorse, si poteva raggiungere con l’analisi dei dati delle Camere di commercio di Roma e Frosinone”. Dunque il Ministero, viste le perplessità, si rifiuta di trasferire all’Arpa ulteriori fondi, chiedendo alla Regione di esprimersi nuovamente sulla congruità delle spese sostenute dall’Arpa ritenendo inadeguata una nota già inviata in aprile. Insomma una bella grana per Zingaretti, che arriva proprio nei giorni in cui l’Ente ha diramato un avviso pubblico per reperire il nuovo Dg dell’Arpa. Una grana che però, cosa ben più grave, rischia di tramutarsi in una beffa per i cittadini e le istituzioni che da anni rincorrono il sogno della bonifica.