Provincia, stangata da due milioni
di euro per una strada mai realizzata

La sede della Provincia di Frosinone
di Pierfederico Pernarella
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Venerdì 14 Ottobre 2016, 22:06
La Provincia di Frosinone non ha soldi a sufficienza per mantenere le strade esistenti, ma è costretta a pagare due milioni di euro per una mai realizzata. E per paradosso c’è anche poco da lamentarsi perché, per come si erano messe le cose, la stangata rischiava di essere persino maggiore. Con un decreto firmato nei giorni scorsi dal presidente Antonio Pompeo è arrivata la parola fine sulla lunga e complessa vicenda della dorsale appenninica Atina-Isernia (avviata all’epoca del presidente Loreto Gentile) l’opera faraonica che avrebbe dovuto collegare Lazio e Molise, la superstrada rimasta soltanto sulla carta. Ma a caro prezzo.
LA TRANSAZIONE
L’ente di palazzo Iacobucci ha sottoscritto con l’associazione temporanea di imprese Sein-Zollet-Lecce che si è occupata della progettazione un atto di transazione che prevede il pagamento in due tranche di quanto dovuto: 1. 1.679.822 euro entro la fine di ottobre e 320.000 euro entro il 30 novembre. L’accordo transattivo ha consentito alla Provincia di risparmiare tra 200 e i 300 mila euro. Secondo i calcoli dell’Ati la Provincia avrebbe dovuto sborsare 2.634.434 euro di cui soltanto quasi un milione di interessi legali; l’ente invece aveva determinato una somma pari a 2.144.696 euro, di cui circa 450 mila euro di interessi. Alla fine l’accordo si è chiuso a poco meno di due milioni di euro: per la precisione 1.999.822 euro, di cui 320 mila euro di interessi legali (un terzo di quelli richiesti dalle imprese), 302 mila euro di Iva, 53 mila euro di contributi agli ordini professionali e la bellezza 1.323.945 di compensi professionali. Tutto ruotava intorno a quest’ultima somma. Ma tocca fare qualche passo indietro nel tempo.
LA STORIA
Tocca tornare al 1996 quando le Province di Frosinone e Isernia sottoscrivono un accordo per la realizzazione della superstrada. Due anni dopo, l’opera viene inserita nel programma dei lavori pubblici. Nel 1999 - durante la giunta del presidente Loreto Gentile - all’associazione temporanea di imprese composta dalla Sein di Atina e da due società del Nord Italia, la Zollet e la Lecce, viene affidato l’incarico di redazione del progetto esecutivo e di direzione lavori. L’opera sarebbe dovuta costare circa 300 milioni di euro. Soldi che non sono mai arrivati fatta eccezione per un finanziamento di 15 miliardi delle vecchie lire in tre anni stanziati con la Legge Obiettivo 2001 per la progettazione che, come si è visto, era stata già affidata due anni prima. All’inizio si bruciano i tempi, si corre, l’opera scompare e riappare, viene data come cosa fatta nelle campagne elettorali, spuntano tunnel lunghissimi, cavalcavia altissimi, i comitati locali e le associazioni ambientaliste protestano. Alla fine, la dorsale Atina-Isernia non andrà oltre le carte.
IL LODO ARBITRALE
Il buongiorno si era visto dal mattino perché da subito sorgono problemi sui pagamenti pretesi dalle imprese e il rispetto degli obblighi contrattuali lamentati dalla Provincia in relazione alla progettazione ritenuta incompleta. Fatto sta che tra un ricorso e l’altro, come nella migliore tradizione delle opere pubbliche italiane incompiute ma costate una barca di soldi, si arriva a un lodo arbitrale (richiesto dalla Provincia) che nel gennaio del 2014 stabilisce quanto spetta alle imprese per il lavoro svolto: 1.323.945 euro. Nei mesi scorsi le imprese ottengono dal Tribunale di Frosinone un decreto ingiuntivo pari a circa 2 milioni e 600 mila euro. La Provincia si oppone, ma il ricorso in Appello viene presentato oltre il termine dei 180 giorni, con sette mesi e mezzo di ritardo. I giudici lo respingono in quanto inammissibile e condannano l'ente a pagare.  A quel punto all'amministrazione guidata dal presidente Antonio Pompeo non è rimasto che evitare il peggio e trovare un accordo con le impresse. Accordo fatto, ma pur sempre a caro prezzo: due milioni di euro.
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