"Vele" antiabortiste nelle strade di Frosinone, è polemica: «Campagne anacronistiche»

Una foto della vela tra le strade della città
di Matteo Ferazzoli
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Giovedì 4 Febbraio 2021, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 15:13

Nei giorni scorsi per le strade di Frosinone sono state avvistate delle vele con immagine di una campagna anti-abortista lanciata dalla associazione “Pro-Vita”. Sui cartelloni giganti, la foto di una donna e la seguente scritta: «Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è una mia scelta”, seguito dall’hastag “stop aborto”. Firmato associazione “Pro vita e famiglia”.

L’iniziativa è tutt’altro che casuale, ma arriva in concomitanza del recepimento da parte della Regione Lazio delle linee guida, emanate dal Ministero della Salute lo scorso agosto, sull’interruzione di gravidanza con metodo farmacologico e per l’uso della RU 486 al di fuori degli ospedali.

La vicenda delle vele antiabortiste, segnalata da Rigenerare Frosinone, ha fatto infuriare diverse forze politiche. Su tutte il comitato frusinate di Possibile: «Nessuno spazio per la propaganda antiabortista a Frosinone che accosta aborto e omicidio.

Siamo di fronte all’ennesimo attacco alle donne, ai corpi e ai principi di libertà e autodeterminazione. Un attacco che trova le sue radici nelle posizioni politiche nazionali e che si sviluppa e cresce nei territori, nei consigli comunali, nei consultori che troppo spesso diventano luoghi inaccessibili per le associazioni pro-choice in quanto gestiti sempre più da realtà cattoliche o obiettori. Rivendichiamo la piena applicazione della legge nazionale sull’interruzione volontaria di gravidanza e lottiamo affinché sui territori i presidi ospedalieri, i consultori e le ASL siano luoghi liberi da questa narrazione torbida che vuole punire l’aborto e chi sceglie di praticarlo».

Anche le Democratiche Frosinone criticano duramente l’iniziativa: «Una vergogna le vele contro l’aborto comparse a Frosinone. Si ponga immediatamente un freno alle campagne che violano il diritto di autodeterminazione delle donne. A 43 anni di distanza da quello che consideravamo un diritto acquisito, ovvero il diritto all’aborto, dobbiamo difendere con le unghie e con i denti la legge 194/78 messa in discussione ormai quotidianamente in Italia. È inaccettabile, non possiamo tornare indietro. Le cosiddette campagne “Pro vita”, altro non sono che anacronistiche campagne che mettono in pericolo la vita di migliaia di donne. Dobbiamo porre un freno a queste posizioni».

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