Circa 380 imprese della provincia di Frosinone sono soggette ad un’attività lavorativa sospesa o a forte rischio, causa Covid. Sulle 11 mila imprese provinciali, prese come campione rappresentativo, il 4% è infatti soggetto a questa condizione. Per il rimanente delle aziende ciociare, il lavoro è invece riiniziato. Di queste però, il 58% ha ancora un regime ridotto mentre il 38% ha un’attività lavorativa similare a quella pre-Covid.
Questi sono alcune delle informazioni che vengono fuori dal sistema “Excelsior”, realizzato da Unioncamere e dall’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, che prende in considerazione il trimestre tra ottobre e dicembre 2020. Nel report dello scorso agosto invece, preso come riferimento il trimestre agosto-ottobre, erano 710 aziende, di quelle prese come campione, pari al 6,4%, che ancora non avevano ripreso il lavoro o a rischio chiusura. Solamente il 30% aveva una situazione lavorativa similare a quella pre-Covid.
Come detto, nella provincia frusinate, il 4% delle aziende ha ancora gravi problemi e vive una situazione di attività sospesa o a rischio non riapertura. La media italiana di chi è in questo stato, corrisponde al 2,7%, nel Lazio al 3,6%. Nel dettaglio frusinate, si osserva che il 45% delle industrie attualmente ha un’attività similare al pre-Covid. Il 52%, invece, è in regime ridotto, mentre il 2,4% ha l’attività sospesa e a rischio chiusura. Per le imprese che si occupano di servizi, invece, il 35% ha un’operosità similare ai livelli pre-emergenza, il 61% è a regime ridotto, mentre il 4% è ancora in estrema difficoltà.
Nel mondo delle costruzioni, il 2,6% non è ancora ripartito e rischia la chiusura, il 54% è a regime ridotto. Nel ramo dei servizi, quelle più e in difficoltà sono le attività operative nel supporto alle imprese e alle persone: il 12% non è ripartito. A livello di classe dimensionale, invece, il 2,4% delle aziende che hanno dai 10 ai 49 dipendenti non è ripartita, così come quasi il 4% di chi ha da 1 a 9 lavoratori.
Si registrano, anche problemi occupazionali e di liquidità. Di tutte le imprese che prevedono di proseguire l’attività, circa 11 mila. Il 15% di queste, ossia 1649 aziende, rileva uno stato d’occupazione in forte diminuzione in questo secondo semestre del 2020, rispetto a quello passato. Solo 300, pari al 3%, invece, vantano un aumento. Tra l’altro, il 52% prevede, nei prossimi sei mesi, criticità legate alla situazione di liquidità.
Il numero delle imprese frusinati in recupero, è di circa 9500.
Su tutti spicca la situazione delle industrie tessili e dell’abbigliamento: quasi il 70% prevede il ripristino di una situazione accettabile nei secondi 6 mesi del 2021. Per il mondo delle costruzioni, la situazione è simile a quello industriale. Nel ramo dei servizi, ben il 60% delle imprese conta di recuperare per il secondo semestre del 2021, per il 30% potrebbe invece bastare il primo semestre 2021. Per l’11% la fine del 2020.
A sperare in un recupero nella seconda metà del prossimo anno, sono soprattutto le aziende dedite all'alloggio, alla ristorazione e ai servizi turistici – il 75% di queste – e quelle operative nel supporto alle imprese e alle persone, il 74%. Il dato generale, comunque, denota che, per la maggior parte delle aziende frusinati, al di là del numero dei dipendenti, il periodo di ripresa di livelli accettabili è previsto per secondo semestre 2021.