Frosinone, il prefetto Portelli: «I Casalesi infiltrati anche in aziende sane»

Il prefetto di Frosinone Ignazio Portelli
di Pierfederico Pernarella
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Venerdì 1 Gennaio 2021, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 11:25

Il Covid, ma anche le interdittive antimafia, il pressing sulle questioni ambientali e sui sindaci indolenti. «La nostra azione è dettata sempre dalla stessa domanda: cosa farebbe una persona perbene?», dice il prefetto Ignazio Portelli con una certa fierezza tracciando il bilancio di un anno, il 2020, difficile da dimenticare.

Partiamo dalla fine. Prefetto, cosa le ha insegnato l'anno della pandemia?
«A stare attenti, ad avere fiducia nei medici, a non perdere pazienza e lucidità. Le posso dire qual è la scena che mi ha più impressionato?».
 

Prego
«Un noto evasore fiscale di questa provincia spavaldo che ritrovando alcuni dei suoi familiari ricoverati in ospedale sbraitava perché non c'erano tutte le attrezzature disponibili. E voleva conto e ragione anche da me sicché gli ho risposto che se avesse pagato le tasse a quest'ora avremmo già comprato le attrezzature».
 

E l'immagine che l'ha colpita positivamente?
«Gli atti di altruismo e volontariato. La parte sana di questa provincia ha saputo svolgere molto bene il proprio ruolo. E senza essere sollecitata».
 

Ha pensato la stessa cosa visitando la camera ardente di Donato Formisano?
«È una perdita per l'intera comunità non solo per il Cassinate. In questi due anni e mezzo che sono stato qua mi è capitato di chiedergli un aiuto per taluni comuni e rispetto a richieste sensate non si è mai tirato indietro. Per lui la logica non era solo il profitto ma facilitare le migliori condizioni di una comunità perché queste costituiscono ricchezza per la stessa banca».
 

Cosa ha pensato quando mercoledì scorso, all'ospedale di Frosinone, sono state somministrate le prime dosi del vaccino anti-Covid?
«È stato un piccolissimo inizio ma dal grande significato perché ha aperto la speranza per un nuovo ciclo, pur sapendo che è un'operazione che durerà parecchi mesi. Ma è importante vedere anche i segni di insofferenza tra i cittadini, in un contesto in cui gli indici di contagio sono molto alti e qui c'è l'equivoco in cui incorrono molti cittadini di pensare che il problema del contagio riguarda gli altri ma non essi stessi e quindi abbassano la guardia».
 

E cosa pensa dei medici refrattari alla vaccinazione?
«Capisco coloro i quali possono avere dubbi scientifici e allora saranno le autorità scientifiche a fugare ogni perplessità. Quei medici che hanno una pregiudiziale, sono novax per principio, invece mi preoccupano e mi preoccupa soprattutto che esercitino la professione. In provincia di Frosinone l'adesione dei medici è alta e va riducendosi il gruppo, già minoritario, dei contrari. Stando agli ultimi dati disponibili, in continua evoluzione, su 4.400 operatori del settore sanitario, circa 3800 hanno già dato il proprio assenso».
 

Con l'anno nuovo riapriranno le scuole superiori. L'aspetto più critico resta quello dei trasporti. Come ci si sta organizzando?
«In questi giorni arriverà il dettaglio dell'aumento delle corse che dipenderà da quanti pullman privati potrà disporre Cotral. È stata data priorità a Roma, ora è in corso l'analisi della provincia di Frosinone. La Regione finanzierà tutta l'operazione, compresi i servizi di scuolabus dei Comuni. Sono fiducioso».
 

Nel 2020 per la prima volta in provincia di Frosinone sono state adottate interdittive antimafia. Lei sembra confidare molto in questo strumento. Perché?
«I Casalesi si sono infiltrati perfino presso imprese inaspettate, con lunghe esperienze nei settori di attività. Le interdittive sono importanti perché impedire di lavorare con soggetti pubblici significa riaprire il mercato e ridare spazio agli imprenditori non collusi. È un'operazione dolorosa, che non è piacevole fare, ma andava fatta».
 

Le interdittive sono state impugnate al Tar?
«Sì, ma finora nessuna di queste ha ottenuto sospensive o un giudizio favorevole».
 

A proposito di Casalesi, quest'estate a Boville Ernica è stata arrestata Elvira Zagaria, sorella di Michele. Scontava gli arresti domiciliari, ma continuava a incontrare affiliati al clan...
«Pensava che ci fosse terreno fertile di copertura, in passato l'avrebbero lasciata in pace come l'azienda di trasporti che ha lavorato per 40 anni indisturbata con i Casalesi.

Da taluni attacchi nei ricorsi, emerge uno spiazzamento sul fatto che sia cambiata l'aria».

L'area, quella che si respira, in alcune aree della provincia resta sempre la stessa, inquinata dalle polveri sottili. Nei giorni scorsi lei è stato avvistato insieme al nuovo procuratore di Frosinone, Antonio Guerriero, sul ponte Berardi di Ceccano, davanti all'ex Annunziata. C'entra qualcosa l'inquinamento?
«È evidente. Tenga presente che io sono arrivato ad agosto 2018 e già a novembre ero lì in mezzo al fango e alla schiuma sul fiume Sacco. Abbiamo fatto firmare l'Accordo fra Regione e Ministero dell'Ambiente sul Sin per le bonifiche, sono state sistemate le competenze tra Regione e Provincia sulle autorizzazioni. Quella passeggiata non è stata casuale, era domenica e invece di andare a Montecassino o Casamari, siamo andati a vedere uno dei monumenti dell'inquinamento».
 

Qualche buon proposito per il nuovo anno: l'ex casa di Enrico Nicoletti a Monte San Giovanni Campano verrà demolita? 
«Speriamo che adesso che è morto Nicoletti il sindaco di Monte San Giovanni, noto collezionista di procedimenti penali, la smetta di addurre scuse. L'immobile va demolito perché cade a pezzi e occlude una strada da anni. I soldi li trova se li vuole trovare, anche perché l'opera si fa in danno dei proprietari che poi devono risarcire. Un pezzettino appartiene all'Agenzia dei beni confiscati che si è detta pronta a pagare la propria quota».
 

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