Fratelli Bianchi, cosa c'è dietro il giallo degli anelli spariti prima dell'arresto

A parlarne in aula, durante il processo per l’omicidio di Colleferro, è Francesco Belleggia, uno degli imputati

Fratelli Bianchi, cosa c'è dietro il giallo degli anelli spariti prima dell'arresto
di Pierfederico Pernarella
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Mercoledì 31 Agosto 2022, 22:48 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 21:05

Quando Marco e Gabriele Bianchi picchiano Willy Monteiro Duarte indossavano  anche degli anelli, ma al momento dell’arresto degli stessi non c’è più traccia. Come sono spariti? Perché?  A parlarne in aula, durante il processo per l’omicidio di Colleferro, è Francesco Belleggia, uno degli imputati, che verrà condannato a 23 anni di reclusione. Belleggia, durante la deposizione del 18 novembre del 2021,  davanti alla Corte d’assise di Frosinone dichiara: «Ho visto i fratelli Bianchi in caserma mentre si toglievano gli anelli e li consegnavano al loro avvocato».

La sparizione degli anelli prima dell’arresto sembra essere confermata da una intercettazione di un colloquio in carcere tra Gabriele Bianchi, la madre Simonetta Di Tullio e la fidanzata Silvia Ladaga.

Gabriele chiede alla madre e alla fidanzata: “L’orologio mio, le collane, gli anelli, ce li avete voi o no?”. La fidanzata: “Si, si ce li abbiamo. Ce li ha Alessandro (fratello maggiore dei Bianchi, ndr)”. Gabriele allora risponde: “A posto”. La fidanzata però gli chiede: “Ma scusami i due bracciali?”. E lui: “Chigli (quelli) me li hanno sequestrati“.

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Un giallo? Come è possibile che siano sparite delle prove potenzialmente così importanti? Sugli anelli infatti potevano esserci delle tracce organiche e quindi  l’ennesima conferma del pestaggio che è costato la vita a Willy. Ma se è fondato questo sospetto, perché allora il presidente della Corte d’Assise di Frosinone, il giudice Giuseppe Mancini, né tantomeno i pubblici ministeri (che sono a conoscenza anche di quell’intercettazione in carcere) prestano attenzione alla storia degli anelli? In aula non viene chiamato a testimoniare Alessandro, fratello di Marco e Gabriele Bianchi. Ai due imputati non viene rivolta alcuna domanda sulla sparizione degli anelli. Perché questo disinteresse?

Le risposte si trovano nello stesso processo. Prima però va detto che gli anelli spariscono prima del fermo dei fratelli di Artena e del sequestro dei loro indumenti. Ma il particolare non assume alcun rilievo dal punto di vista dell’accusa e della Corte perché sul corpo di Willy non vengono trovate tracce di anelli e soprattutto perché, come ipotizzato dal medico legale Saverio Potenza e confermato da tutte le testimonianze delle persone presenti quella sera ai giardinetti di Colleferro, i colpi letali a Willy vengono dati con dei calci: uno all’altezza del petto, che gli provocherà una sorta di asfissia; l’altro al collo.

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L’eventualità quindi che gli assassini indossassero degli anelli non ha avuto  alcuna importanza ai fini della ricostruzione dell’omicidio. Semmai, se proprio dovesse rivestire una qualche importanza, la sparizione degli anelli andrebbe a confermare il tentativo dei Bianchi di cancellare eventuali prove. Ma nel processo, secondo i giudici di primo grado, ne sono emerse a sufficienza per condannarli all’ergastolo. 

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