Fidanzati di Frosinone al rientro dalla Spagna: «Noi guardati con sospetto, ma qui in pochi rispettano le regole»

Francesco e Ilaria
di Matteo Ferazzoli
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Martedì 25 Agosto 2020, 10:32

«Quando siamo ripartiti dalla Spagna, all’aeroporto non c’è stato nessun controllo. Atterrati a Ciampino, invece, la situazione è cambiata. Una volta scesi dall’aereo, abbiamo dovuto fare un percorso obbligatorio apposito per chi veniva da Spagna, Malta, Croazia e Grecia. Abbiamo aspettato due ore per fare il tampone ed un’altra ora per sapere i risultati. L’esito fortunatamente è stato negativo».

A testimoniare la sua esperienza è Ilaria, giovane frusinate, studentessa e tatuatrice. Insieme a Francesco, anche lui studente e musicista del capoluogo, sono rientrati domenica pomeriggio dopo un viaggio di dieci giorni a Valencia.

«In Spagna, appena sbarcati, non hanno preso neanche la nostra temperatura corporea - racconta Ilaria- È bastata un’autocertificazione in cui attestavamo di non aver sintomi sospetti né di esser stati a contatto con persone affette da Covid. L’aeroporto, tra l’altro, era deserto, senza neanche i dipendenti. Anche prendendo la metro, la situazione è stata la stessa. In città, invece, ho notato come le misure anti-covid venivano rispettate molto più che qui in Italia. I locali avevano l’obbligo di chiusura all’una di notte, c’era il divieto di assembramento e il dovere di indossare le mascherine. Potevano esser tolte solo per mangiare. C’erano anche molti più controlli delle forze dell’ordine, nessuna zona era lasciata scoperta. Addirittura una nostra conoscente è stata multata di 300 euro perché aveva la mascherina messa male, posizionata solo sulla bocca, col naso scoperto. C’era anche il divieto di fumare se, nel raggio di due metri, si era in presenza di altre persone».

La ragazza continua: «È normale avere l’ansia in un Paese che è stato vittima con così tanti contagi. Quando è uscita la notizia del tampone obbligatorio per chi tornava dalla Spagna, noi eravamo già lì. Mi sono un po’ preoccupata e, per capire meglio, ho passato una giornata intera a chiamare l’ambasciata e le Asl. Nessuno ha saputo dirmi nulla per spiegarmi come funzionava e cosa dovevamo fare, anche in caso di tampone con esito positivo. Paradossalmente però siamo stati più preoccupati al nostro ritorno. All’aeroporto, dopo aver fatto la fila per il tampone, in attesa dei risultati, ci hanno messo in una sala che era nel caos più totale. Il distanziamento non era rispettato. Insieme a noi, c’erano molte altre persone provenienti da quei paesi per cui l’Italia prevede il tampone obbligatorio. Quindi, avevamo sia l’ansia per l’esito del test, ma ancor di più di prenderci il Covid proprio in quel momento, a contatto con tutte quelle altre persone. Andrò anche a fare il tampone all’Asl».

Sulla situazione italiana, dopo i dieci giorni spagnoli, Ilaria ha osservato: «Mi sono sentita a disagio, appena tornata. La gente mi sta trattando come un’appestata, nonostante tutti i controlli abbiano dato esito negativo. Molti pensano che il test fatto all’aeroporto sia inutile. Vedo, però, che qui ormai non viene rispettata quasi più nessuna disposizione. Nessun distanziamento sociale, nessuna mascherina indossata, sembra quasi che qui il virus non ci sia e che sia solo importato da chi torna dall’estero».

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